NOI
Storie di comunità, idee, prodotti e terre reggiane
Ritratti di un paesaggio
Tobia Zagnoli
29 anni, pastore, proprietario della Fattoria di Tobia
«In realtà, dovevo diventare architetto. Dopo due anni di professione, però, ho capito che quella non era la mia strada, ho deciso di seguire la mia passione per gli animali e di mettere in piedi un allevamento di pecore.
Mi definisco “un pastore in chiave moderna”, nel senso che faccio tutte le cose che fa un pastore, dalla cura dell’animale, al pascolo, alla mungitura due volte al giorno, alla lavorazione del latte nel caseificio. Il tutto però utilizzando i mezzi che ci sono ora. Il fatto è che non c’è niente da inventare a fare il pastore, qua da noi la tradizione è stata portata dai bizantini e così è rimasta.
Sono partito dal niente, i miei genitori erano commercianti, anche se ora mi aiutano. Il lavoro me lo sono inventato io.
Un bilancio? Dal punto di vista personale sono contentissimo. Quello che faccio mi dà molta soddisfazione perché appago uno dei nostri bisogni primari, quello di mangiare, ma lo faccio offrendo cibo molto buono, non solo di sapore.
La mia logica aziendale è semplice: cerco di utilizzare il più possibile quello che la natura già dà, senza farmi spendere. Le pecore devono stare al pascolo più che si può perché fa bene a loro, ma questo ha anche un ritorno economico: non si spende, non si consuma e non si inquina. Forse producono meno latte, ma quanto alla qualità non c’è paragone rispetto a quello che danno le pecore in stalla.
Il mio formaggio è veramente un alimento, che ti nutre e ti fa vivere. Oggi invece tanti prodotti che mangiamo, specialmente se industriali, non ti nutrono, sono commestibili. C’è una bella differenza».
«I was supposed to become an architect. After two years in the profession, I realised that it wasn’t for me and I decided to follow my passion for animals and set up a sheep farm.I define myself as “a modern shepherd”, in the sense that I do everything shepherds used to do, I look after the animals, their grazing, I milk them twice a day, I process milk in the dairy. But I do all this using modern day equipment and means. The truth is that there’s nothing left to invent about being a shepherd, here traditions passed down from the Byzantines have mostly remained unchanged.I started out with nothing, my parents were shop owners, although they help me out now. I created my job by myself.An evaluation? From a personal point of view I’m extremely satisfied. I find what I do to be very rewarding because I fulfil one of our primordial needs, nourishment, by providing excellent food, not only in terms of flavour.My business ethos is simple: strive to use whatever nature already provides, without exhausting myself. It is important for my sheep to stay out at pasture a much as possible because this also ensures an economic return: no spending, no consumption and no pollution. Maybe they produce less milk, but in terms of quality there’s no comparing it to milk produced by stabled animals.
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