Palazzo dei Musei
via Spallanzani, 142121 Reggio Emilia
La storia di Palazzo dei Musei inizia otto secoli or sono, esattamente nel 1256 quando i francescani, per concessione del vescovo Guglielmo Fogliani, si insediano presso la chiesa di San Luca e il contiguo palazzo imperiale, in uso come sede vescovile a partire dal 1195. La trasformazione da palazzo in convento avverrà qualche decennio più tardi. Nel corso dei secoli il convento prende forma, prima sviluppandosi su due piani e intorno a un grande chiostro porticato, quindi dotandosi di un grande spazio adibito a orto e circondato da un muro di cinta. L’aspetto con cui lo conosciamo ora, è dovuto a un grande rifacimento nei primi decenni del Settecento.
Durante le soppressioni napoleoniche, Palazzo dei Musei cessa di essere un convento e si trasforma in una caserma e stalla per cavalli, quindi in sede di istituzioni scolastiche.
Solo a partire dal 1830 vi si allestisce la prima collezione privata di Lazzaro Spallanzani.
Poi arrivano i nuclei collezionistici di Gaetano Chierici, le raccolte naturalistiche di zoologia di Antonio Vallisneri, di anatomia e botanica, a cui si affiancano le raccolte di etnografia.
Nei decenni del Novecento, si ampliano e completano le collezioni ottocentesche e se ne aggiungono di nuove come la Galleria Antonio Fontanesi, le raccolte numismatiche ed epigrafiche, le sculture, i mosaici, i frammenti di architettura, ceramica, oreficeria e arti minori; quindi le raccolte dedicate alla geologia e alla fauna, di cui la balena Valentina è l’elemento più curioso: i suoi resti, datati a oltre tre milioni di anni fa, sono stati ritrovati sulle colline reggiane della Valle del Secchia.
Dopo la trasformazione da palazzo in convento, i cui lavori iniziano nel 1272, la cessione definitiva della proprietà viene ratificata nel 1276 dall’imperatore del Sacro romano impero Rodolfo I d’Asburgo.
Nel XV secolo il convento è già strutturato su due piani e si sviluppa intorno a un grande chiostro porticato a ridosso del fianco settentrionale della chiesa. Da alcune vedute della città, datate tra il XVII e il XVIII secolo, si nota come l’edificio sia caratterizzato da un grande spazio adibito ad orto e circondato da un muro di cinta che si protende occupando parte dell’attuale via Spallanzani. Questo assetto viene poi modificato durante gli interventi effettuati tra il 1700 e il 1725 su progetto dell’architetto Giovanni Maria Ferraroni, detto Brighi. Sia il convento che la chiesa subiscono un rifacimento che, se da un lato conserva in parte la disposizione dei fabbricati, dall’altro ne modifica profondamente l’aspetto e l’impatto urbanistico, restituendoli alla città così come li vediamo ora.
Nel 1798 anche Palazzo dei Musei subisce le soppressioni napoleoniche: i conventuali abbandonano la loro sede e non fanno più ritorno a Reggio Emilia. Durante l’occupazione francese il convento viene utilizzato come caserma e stalla per i cavalli. Dopo la Restaurazione, il palazzo ospita il Regio convitto legale o Collegio giuridico al primo piano e il Regio liceo di Chimica e Fisica al pianterreno.
Proprio la presenza di istituti scolastici scientifici porta alla decisione, nel 1830, di allestire la collezione privata di Lazzaro Spallanzani, acquistata dal Comune nel 1799 e prima di allora esposta a Palazzo San Giorgio e Palazzo dei Musei, esattamente dove la si può ammirare tutt’ora.
Nel 1862 il reggiano don Gaetano Chierici fonda il Gabinetto di Antichità patrie, dal 1870 Museo di Storia Patria, articolato in grandi nuclei collezionistici che privilegiano la raccolta e la conservazione di materiale di interesse locale, ma collocandoli nel quadro della tradizione culturale nazionale. Il Museo Chierici di Paletnologia espone materiali di preistoria e protostoria locale raccolti dallo stesso Chierici, accompagnati e messi a confronto con oggetti dello stesso periodo, ma di diversa provenienza geografica, soprattutto italiana. La collezione rispecchia i metodi della nuova disciplina paletnologica che lo stesso Chierici andava definendo.
Il Portico dei Marmi, istituito e aperto al pubblico nel 1875, poi restaurato e ampliato nel 1991, ospita reperti in pietra ed epigrafi romane, in gran parte funerarie, resti di decorazioni architettonica, epigrafi e sculture dal Medioevo al XVIII secolo. Marmi architettonici romani sono esposti anche all’aperto nell’adiacente Chiostro.
L’Atrio dei Musei conserva, oltre a mosaici con motivi geometrici di età romana, grandi frammenti musivi delle decorazioni pavimentali, risalenti all’XII – XIII secolo, di alcune chiese di Reggio: Duomo, San Prospero, San Giacomo e San Tommaso.
Le collezioni ottocentesche si completano con le raccolte naturalistiche di zoologia (sala Antonio Vallisneri), anatomia (sala Paolo Assalini) e botanica. Ad esse si affiancano le raccolte di Etnografia (sala Giambattista Venturi), riallestite nel 1999 con l’integrazione di un nucleo di oggetti acquisiti dal Museo di antichità di Parma. Ampliamento e completamento ideale della Collezione Chierici, è la sala dedicata alla Reggio Romana (1996-1998), nell’ambito delle nuove collezioni archeologiche, comprendente raccolte numismatiche ed epigrafiche, sculture, mosaici, frammenti di architettura, ceramica, oreficeria e arti minori, dalla fondazione romana della città all’età barbarica.
In ambito naturalistico, alle raccolte ottocentesche si sono aggiunte quelle dedicate alla Geologia (1989), alla Fauna del reggiano (1992) e l’esposizione dei resti della balena Valentina (2001), cetaceo fossile di 3,5 milioni di anni rinvenuto sulle colline reggiane della Valle del Secchia.
Nel 2021 viene inaugurato il nuovo allestimento del piano secondo, su progetto di Italo Rota e dei curatori dei Musei Civici, che conclude un lungo percorso di ripensamento delle collezioni e del significato che il museo ha acquisito all’interno della comunità.
Nelle quattro gallerie disposte a quadrilatero (con una superficie di 1.000 metri quadrati e un migliaio di oggetti esposti) l’allestimento propone una narrazione dalla Preistoria del territorio Reggiano, fino alla presenza etrusca e alla conquista romana, all’alto-medioevo, arricchita con citazioni di reperti d’eccezione conservati nelle collezioni storiche e con prestiti da varie istituzioni cittadine.
La sezione storico artistica prosegue dai secoli degli Estensi al Primo Tricolore rivoluzionario e unitario, da Antonio Fontanesi alla contemporaneità, rappresentata dal vasto patrimonio fotografico delle opere raccolte o commissionate dall’Amministrazione all’interno del progetto di Fotografia Europea.
Una sezione permanente, con esposizioni a rotazione, è dedicata alla produzione di Luigi Ghirri.