Il commercio
La vocazione commerciale di Regium Lepidi è implicita nella sua stessa originaria denominazione di Forum, quindi di mercato, le cui attività erano poste sotto la protezione di Mercurio, dio delle vendite e dei guadagni, dei commercianti e dei viaggiatori. La via Aemilia risuonava del frastuono dei carri, con conduttori di muli (muliones) e trasportatori (conductores) ricordati nelle epigrafi funerarie. Il commercio non era considerato un vero lavoro, perché si riteneva non comportasse fatica e che il guadagno fosse legato alla frode. Sulla mercatura pesava pertanto un giudizio di condanna morale, come di mestiere sordido. Essa diventava eticamente accettabile solo se i guadagni venivano convertiti in terreni agricoli. Il piccolo commercio poteva essere esercitato nelle botteghe (tabernae), originariamente costruite nel foro, ma anche su bancarelle all’aperto o sotto i portici della via Aemilia, come quella del circumlator commemorato da una epigrafe funeraria. È probabile che nella basilica o macellum (mercato della carne e del pesce) del foro di Regium si svolgessero attività commerciali. Di queste rimangono stadere e pesi, che potevano essere realizzati in materie diverse (pietra, bronzo, piombo), talvolta configurati, ma comunque garantiti dallo Stato sulla base dell’unità di misura, la libbra (327 grammi), suddivisa in dodici once da 27,2 grammi. I commercianti erano riuniti in associazioni (collegia), fra le quali, potentissima a Regium, quella dei cardatori di lana (lanarii pectinatores et carminatores). Perno dell’economia locale era infatti la compravendita dei prodotti dell’allevamento ovino, formaggi ma soprattutto lane, cui si affiancava quella dei frutti dell’agricoltura e delle carni porcine, tagliate e salate. Le produzioni vinicole erano integrate dall’importazione dei più apprezzati vini della penisola e della Grecia (ad esempio di Rodi), attestata da marchi di fabbrica sulle anfore da trasporto. Perfino il garum, una salsa di pesce, veniva commerciato a Regium, come documenta un’anfora spagnola rinvenuta nei pressi del foro. L’industria ceramica e laterizia locale soddisfaceva solo in parte le necessità dei Regienses, che acquistavano sui mercati anche beni di lusso, come raffinate ceramiche firmate da celebrati mastri vasai, Aco e Sarius, o come le lucerne della modenese fabbrica di Fortis. Marmi da ogni angolo del Mediterraneo ornavano i pavimenti della città dei mosaici. Tesori e gruzzoli attestano fenomeni di nascondimento di monete in periodi di crisi politica o economica.
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Caio Titio Alessandro, l’ambulante
Avvicinati Quincta! Non temere Lucius! Accorrete tutti al banco delle carni di Caio Titio Alessandro, nel foro a due passi dal macellum! Qui troverete i tagli migliori e a prezzi stracciati! Non potreste acquistare porcelline da latte più tenere fra Placentia e Ariminum. Nemmeno l’Urbe ne offre di più saporite. Non indugiate, l’anno sta per finire. Fra otto giorni saranno le calende di Marzo e domani nel santuario alle porte di Regium si celebreranno i Terminalia. Vuoi forse presentarti a mani vuote al grande dio dei confini? Orsù, dunque, comprami questa bella maialina per il sacrificio a Terminus.
VIA EMILIA – SS9[/side]
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