Cabinet of Curiosities
Das Buch der Wunderkammern, Cabinents des Merveilles
E’ recentemente uscito un importante volume di Massimo Listri, pubblicato dalla casa editrice Taschen, che accompagna alla scoperta di alcuni di quegli episodi collezionistici, che tra XVI e XVII secolo sono stati definiti in Europa Wunderkammern, Cabinet of curiosities, Cabinets des merveille. Un percorso che, attraverso una documentazione fotografica di altissimo livello e di grande formato, si snoda tra Austria, Danimarca, Inghilterra, Svezia, Germania, Francia e Italia e che include un capitolo dedicato alla Collezione di Lazzaro Spallanzani conservata ai Musei Civici di Reggio Emilia.
Tra la fine del Medioevo e il Rinascimento, come illustrato nella prefazione di Antonio Paolucci, nasce in Italia presso principi ed umanisti, a Firenze come a Ferrara, a Mantova, come a Venezia e Roma, la consuetudine, quasi l’esigenza, di rappresentarsi tramite un personale studiolo, una stanza privata, intima, in cui vengono disposti naturalia, artificialia e mirabilia: oggetti rari, preziosi o curiosi, dipinti, testimonianze archeologiche, reperti etnografici, esemplari zoologici, pietre e minerali, produzioni dell’ingegno e dell’arte, libri. Ne erano esempi, tra gli altri, gli studioli di Federico da Montefeltro ad Urbino, di Isabella d’Este nel Palazzo ducale di Mantova, di Francesco I de’ Medici a Palazzo Vecchio a Firenze, di Alfonso d’Este a Ferrara. Un modello collezionistico “onnicomprensivo e onnivoro”, scrive Paolucci. che troverà la sua più alta espressione nelle collezioni dei Gabinetti di Curiosità che verranno tra realizzati tra XVI e XVII secolo dalle famiglie regnanti di Europa. Collezioni private in cui al senso del bello e allo stupore, alla rarità e preziosità, si accompagna l’esigenza di un ordinamento sistematico, come specchio e rappresentazione del mondo nella sua interezza, che prelude alla nascita del moderno concetto di Museo.
Quando nel XVIII secolo si attua la definitiva separazione tra museo umanistico e museo scientifico, tra naturalia e artificialia, l’esigenza di ordine e classificazione viene fatta propria dai Musei di Storia Naturale, nell’intento di restituire in una stanza, in linea con il pensiero enciclopedico, una immagine completa e continua del mondo naturale. Uno sguardo circolare, che abbraccia il visitatore, coniugando tuttavia il rigore metodico al piacere per l’occhio, alla preziosità ed eleganza dell’esposizione.
Così si presenta ancora oggi al visitatore dei Musei Civici di Reggio Emilia la Collezione di Lazzaro Spallanzani, raccolta realizzata dallo scienziato nella seconda metà del XVIII secolo per la propria abitazione di Scandiano. Proprio per la sua funzione ‘privata’, la raccolta spallanzaniana può ancora accostare, ai reperti scientifici ed istruttivi, oggetti d’arte e di arredo, ricordi personali e curiose manipolazioni, presentando forti elementi di richiamo agli studioli e alle wunderkammern del passato.
Per questo motivo, e per essersi integralmente conservata nella sua consistenza settecentesca, la Collezione Spallanzani ha meritato un capitolo nell’elegante volume di Massimo Listri, accanto alla wunderkammer del castello di Ambras, al Tesoro dei Granduchi a Firenze, alla Grünes Gewölbe di Dresda, al castello di Rosenborg a Copenaghen, e altre prestigiose collezioni europee. Scrigni di preziosi oggetti in cui il materiale naturale, avorio, ambra, cristallo di rocca, nautilus o corallo, appare lavorato e reinterpretato in manufatti di alto artigianato artistico e dove la sistematica disposizione di reperti naturalistici si fa arte.
Silvia Chicchi
Responsabile collezioni naturalistiche
Musei Civici di Reggio Emilia