Archeo logos – Preistoria. Vetrina 1

LA PRIMA VETRINA

Primo episodio di continuità tra passato e presente è dato dall’accostamento tra un nucleo di selce, da cui il tocco esperto del cacciatore preistorico sapeva distaccare lo strumento ancora grezzo, e un microchip. Due esempi dell’intelligenza creativa dell’uomo, oggetti simbolo di epoche distanti, ma costituiti dalla stessa materia: il silicio. Gli ornamenti di piume di un indio Kayapò dell’Amazzonia del XIX secolo, richiamano la scoperta avvenuta nel sito di Fumane, nelle Alpi veronesi, frequentato da individui neanderthaliani, come quelli del Ghiardo di 65.000 anni fa. Nella grotta alpina sono state recuperate piume di rapace con cui gli uomini si decoravano il capo.


Lo scenario che si aprì al termine dell’ultima glaciazione fu un grande Eden. Clima temperato, abbondanza di animali e acqua. Quella dei laghi che hanno occupato lo spazio dei ghiacciai, in alta montagna dove vivono lepri dal manto bianco e vanno ad abbeverarsi prede appetibili per la caccia. Qui gli uomini pongono accampamenti stagionali dedicandosi a questa pratica con strategie sempre più sofisticate. Gli strumenti sono piccoli ed efficaci, ordinati su tavolette con la perizia di chi, nel museo, si occupa di classificare. Arpioni per i pesci, archi e frecce per gli uccelli, che rimandano a una storia molto diversa che ha luogo nell’emisfero opposto migliaia di anni dopo. Nella Terra del fuoco gli Indios hanno armi identiche, le punte delle loro frecce sono in vetro, taglienti come le pietre dei cacciatori del mesolitico. Vestono pellicce di guanaco. Un lupo fa capolino dalla vetrata studiando la posa per una fotografia, è animale amico, antenato di ogni cane. Da lui ha inizio la domesticazione.


Con la rivoluzione agricola l’uomo diventa stanziale nelle aree di pianura, organizzandosi in villaggi in cui si comincia ad accumulare surplus alimentare. Il farro del leprotto, dallo scaffale di un supermercato anonimo, evoca le conseguenze di un eccesso produttivo che sfocia nel consumismo. Un seno, una spalla, sono ciò che resta della piccola scultura di una dea madre, visibile attraverso il cerchio sulla vetrata. Un profilo di donna nella forma di una pintadera per le pitture corporali, o come timbro per la ceramica. Si affacciano nuove forme di culto in cui il ciclo della vita viene ritualizzato. Il parallelo con tradizioni di altri mondi si ritrova nelle copie dei tiki che rimandano alla fertilità nella religiosità polinesiana.
La presenza di animali selvatici suggerisce che non tutto, in natura, può essere addomesticato.
L’ossidiana è materia di riferimento in questo episodio della narrazione. Di origini vulcaniche essa arriva in questo territorio dall’area tirrenica, merce di scambio lungo le piste di antichi spostamenti.


Al termine di questa prima sequenza narrativa si incontra l’uomo del Similaun, evocato dal kit per escursioni in alta montagna. Ogni elemento ha un corrispettivo nell’equipaggiamento trovato accanto al corpo della mummia, a marcare una forte continuità tra passato e presente
La storia di Iceman ha in comune con il museo di Reggio Emilia un’ascia in rame. Nella tomba 102 di Remedello di Brescia conservata al primo piano di Palazzo dei Musei, nella collezione G.Chierici di Paletnologia, si trova una lama di accetta molto simile a quella di Otzi. La circolazione ad ampio raggio di oggetti riconoscibili e simboli comuni annuncia la diffusione di una cultura nuova e peculiare e l’ingresso nell’Età del Rame.


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