Un archeologo è il miglior marito che una donna possa avere: più lei diventa vecchia, più lui s’interessa a lei.
Agatha Christie
Autrice prolifica e di grande successo, Agatha Christie è nota soprattutto per i suoi romanzi gialli ed è l’autrice inglese più tradotta al mondo dopo Shakespeare. Alcuni di questi romanzi però riflettono anche un interesse per l’archeologia che l’autrice aveva sviluppato intorno agli anni trenta: nel 1928 infatti la Christie, dopo aver divorziato dal primo marito, aveva conosciuto Sir Leonard Woolley, responsabile degli scavi dell’antica città di Ur in Iraq, e aveva poi deciso di intraprendere un viaggio sull’Orient Express che l’avrebbe condotta anche a visitare gli scavi da lui condotti. L’autrice rimase immediatamente affascinata dalle rovine di Ur e dal paesaggio desertico, ma anche dal lavoro degli archeologi e dalla quotidiana meraviglia del passato che emergeva da quel “mare di sabbia”, scavato con passione e fatica.
Durante il secondo viaggio le fece da guida agli scavi l’archeologo Max Mallowan, più giovane di lei di 13 anni: i due si sposarono nel 1930, ed ebbero una unione felice ed intellettualmente stimolante per entrambi. Mallowan, esperto di archeologia del vicino oriente antico (1904-1978) lavorò a Ur, Ninive, diresse per molti anni spedizioni archeologiche in Iraq e Siria (Arpachiya, Chagar Bazar, Tell Brak) e fu professore di Archeologia dell’Asia occidentale presso l’Università di Londra, docente ad Oxford e direttore della British School of Archaeology in Iraq (oltre che volontario durante la seconda guerra mondiale). Fu inoltre premiato con il titolo del cavalierato. (Alcuni reperti dei suoi scavi sono visibili nell‘esposizione online del British Museum su Google Arts and Culture)
La Christie accompagnò spesso il marito nel suo lavoro di archeologo, pagando per il suo vitto per non influenzare il costo delle spedizioni, e in qualche caso sponsorizzandole: nel frattempo scriveva i suoi romanzi in pieno deserto, al caldo delle giornate mediorientali, convivendo con le popolazioni locali in alloggi precari ma apprezzando il grande senso di libertà e il piacere di viaggiare in terre così affascinanti. Di questo periodo dirà che “era un modo davvero felice di vivere”.
L’autrice contribuiva attivamente ai lavori dello scavo, occupandosi soprattutto dello sviluppo delle fotografie, degli appunti sul campo e della pulizia e catalogazione preliminare dei reperti: nelle sue memorie racconta di aver utilizzato la sua crema idratante come ausilio per la pulizia degli avori (poi in parte donati al British Museum).
Copertina italiana del libro “Viaggiare è il mio peccato”
© Mondadori
Molti aneddoti ed episodi avventurosi sono raccolti nel libro “Viaggiare è il mio peccato” da cui emerge un notevole spirito di adattamento: racconta con umorismo, ad esempio, dell’alloggio dello scavo di Chagar Bazar, piccolo, sbreccato e infestato dai topi, e che dopo l’intervento risolutivo di un gatto “addestrato” continuò comunque a essere assalito dalle pulci dei letti nonostante la disinfezione con l’acido fenico. Sono molte nel libro le descrizioni pittoresche di luoghi e personaggi, dai funzionari locali che tentano con fatica di adeguarsi agli standard britannici, alle numerose famiglie dei lavoratori dello scavo, spesso sospettosi di ciò che poteva emergere dalle sabbie. Riferisce di diverse escursioni (con immancabile picnic) per visitare altri siti vicini allo scavo o individuarne di nuovi per scavi futuri, e ricorda in modo spiritoso come l’interesse del marito “evaporasse” immediatamente se il sito non risultava essere di epoca preistorica.
Ventisei anni dopo la sua morte, tra il 2001 e il 2002, il British Museum di Londra ospitò una mostra intitolata “Agatha Christie and Archeology: Mystery in Mesopotamia“, che raccontava la vita di Agatha Christie e la presenza dell’archeologia nella sua vita e nelle sue opere, con un allestimento scenografica che comprendeva anche un vagone dell’Orient Express.
Anche il film-tv del 2018, “Agatha e la maledizione di Ishtar“, ripercorre in modo romanzato proprio i primi viaggi in Oriente dell’autrice e l’incontro con secondo marito.
Locandina della mostra dedicata ad Agatha Christie
© British Museum
L’archeologia e i viaggi ricorrono spesso anche nelle sue successive opere di narrativa: già nel 1924 nel racconto “La maledizione della tomba egizia”, descrive l’indagine di Poirot su una serie di morti sospette, legate ad una scoperta archeologica e una presunta maledizione.
Il racconto è stato probabilmente ispirato dalla scoperta della tomba di Tutankhamon da parte di Howard Carter nel 1922, e ai racconti sensazionalistici dei giornali dell’epoca, che parlarono di “maledizione del faraone” dopo la morte di alcune persone legate allo scavo, tra cui Lord Carnarvon, principale finanziatore.
Dopo “Assassinio sull’Orient Express” (1934), celebre avventura di Hercule Poirot ambientata sul lussuoso treno, anche il detective Parker Pyne viaggia sull’Orient Express verso l’oriente nella raccolta “Parker Pyne indaga”: tra omicidi, furti e rapimenti prosegue le sue visite ai siti archeologici e alle città d’arte in Siria, Iran, Giordania, Egitto e infine in Grecia. L’ambientazione Irachena, ben nota alla Christie, ritorna ne “Il mondo è in pericolo”, intrigo spionistico che coinvolge una giovane donna inglese, uscito nel 1951.
Nel 1936 esce “Non c’è più scampo” (“Murder in Mesopothamia”), indagine di Poirot quasi interamente ambientata su uno scavo archeologico. Nel romanzo vengono descritte in dettaglio la vita quotidiana e il lavoro dello scavo, e tra i personaggi sono dissimulate le persone conosciute dalla Christie: in particolare Louise Leidner, che nel romanzo viene assassinata, è un ritratto pungente e realistico di Katherine Wolley, moglie del responsabile degli scavi di Ur in Iraq.
Copertina dell’audiolibro “Non c’è più scampo”, 1998
© HarperCollins
Ancora di ambientazione mediorientale è il romanzo “La domatrice” del 1938, in cui una prima parte di thriller psicologico segue le vicende di una famiglia dominata da una madre severa e manipolatrice, in vacanza a Gerusalemme. Il gruppo si trasferisce poi a Petra, la città Nabatea scavata nelle rocce del deserto Giordano, e qui la donna verrà uccisa, con una dinamica apparentemente impossibile, infallibilmente svelata da Poirot. Gli adattamenti cinematografici di questa storia hanno spostato l’attenzione sull’archeologia biblica: nel film-tv l’ambientazione è il presunto scavo della tomba di Giovanni Battista in Siria, mentre il film del 1988 con Peter Ustinov, Lauren Bacall e John Gielgud, è ambientato a Qumran (Palestina), nota per i ritrovamenti dei rotoli del Mar Morto, frammenti di antichi manoscritti di contenuto religioso.
“Poirot sul Nilo” (1937), mette alla prova il detective belga con un complesso intrigo che porterà a ben cinque omicidi, un furto e diversi incidenti, mentre i personaggi tentano di godersi la crociera e le visite ai siti archeologici e alle città egiziane. Questi elementi sono stati molto ben sfruttati dagli adattamenti cinematografici, che spesso vedono protagonisti anche attori molto noti e costumi sfarzosi.
[column size=”one-third” position=”first”]
[/column][column size=”two-third” position=”last”]
[/column]
Locandina e immagine dal film “Assassinio sul Nilo” di Kenneth Branagh
© Fox 2021
Nel romanzo “C’era una volta” (1944) l’autrice dimostra invece la sua conoscenza della cultura dell’antico Egitto, ben sfruttata anche nel descrivere le dinamiche della famiglia omicida del protagonista Imhotep. Unico romanzo dell’autrice ambientato nell’antichità, sembra sia stato ispirato da alcune lettere ritrovate durante una spedizione archeologica del Metropolitan Museum of Art di New York.
Un’altra raccolta di ambientazione spesso esotica e curiosa è “Le fatiche di Hercule”: in questi racconti Poirot risolve in ogni capitolo un enigma che rispecchia, sia nel titolo che nella vicenda narrata, le dodici fatiche di Ercole: l’investigatore rivela anche di avere un fratello, di nome Achille, e che entrambi i loro nomi sono stati scelti dai genitori ispirandosi proprio alla mitologia greca.
In questi romanzi o in altri racconti ambientati in Grecia, Nord Africa o in Oriente, la Christie sposta altrove le dinamiche, i moventi e i personaggi della fascia di società inglese che abitualmente osserva, disseziona e critica nei suoi romanzi. Risaltano così in modo ancora più drammatico la ferocia e la spregiudicatezza delle azioni criminose: le ambientazioni esotiche però non sono semplici fondali, ma sono un elemento importante dell’intreccio, sia per l’incontro con stili di vita completamente diversi da quelli europei, sia perché sembrano influenzare il comportamento dei protagonisti.
Agatha Christie visita l’Acropoli di Atene, 1958
National Media Museum from UK, via Wikimedia Commons
Bibliografia dei romanzi e racconti citati
• La maledizione della tomba egizia, racconto da “Hercule Poirot indaga” (Poirot investigates, 1924)
• Parker Pyne indaga (Parker Pyne invesigates, 1934)
• Omicidio sull’Orient Express (Murder on the Orient Express, 1934)
• Non c’è più scampo (Murder in Mesopothamia, 1936)
• Poirot sul Nilo (Death on the Nile, 1937)
• La domatrice (Appointment with death,1938)
• C’era una volta” (Death Comes as the End, 1944)
• Viaggiare è il mio peccato (Come, tell me how you live, 1946)
• Le fatiche di Hercule (The labours of Hercules,1947)
• Il mondo è in pericolo (They came to Baghdad, 1951)
Adattamenti televisivi e cinematografici
• Assassinio sul Nilo (1978), diretto da John Guillermin, con Peter Ustinov
• Assassinio sul Nilo (2021), di Kenneth Branagh
• Assassinio sull’Orient Express (1974), di Sidney Lumet, con Albert Finney
• Assassinio sull’Orient Express (2017), di Kenneth Branagh
• Appuntamento con la morte (1988), di Michael Winner, con Peter Ustinov
• La domatrice (2009), episodio della serie televisiva Poirot, di Ashley Pearce
• Non c’è più scampo (2001), episodio della serie televisiva Poirot di Tom Clegg
• Agatha e la maledizione di Ishtar (2019), di Sam Yates
Immagine in copertina © Mondadori