Modernamente antichi

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Modernamente antichi


Giorgio Vasari nelle sue Vite del 1568 definisce “anticamente moderno” Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello e protagonista del rinnovamento del linguaggio classico nel Cinquecento. Nel passato, come nell’arte contemporanea, alla base di un opera c’era sempre
un’altra opera. L’importanza di un artista si misura pertanto nella capacità di ereditare e rielaborare una tradizione di immagini in un linguaggio nuovo,
originale e “moderno”.

Si presentano qui per la prima volta alcuni inediti disegni antichi tra i più significativi delle collezioni del Museo. Il lungo lavoro di ricerca ha consentito infatti di individuare, per tutti i disegni qui esposti a parete, l’opera per i quali essi furono ideati. Si tratta di disegni cosiddetti “preparatori”, ossia concepiti in funzione dell’opera d’arte finale: dai progetti per dipinti, come quelli di Antonio Bellucci (1654-1726), Palma il Giovane (1548-1628), Alessandro Turchi detto l’Orbetto (1578-1649), Giovanni Maria Morandi (1622-1717) a quelli per affreschi, come nel caso dei disegni di Ubaldo Gandolfi (1728-1781), Angelo Michele Colonna (1604-1687) e Vittorio Maria Bigari (1692-1776), fino a studi per incisioni e libri, come nell’esempio di Giacomo Giovannini e addirittura di particolarissimi oggetti d’arte, come nel caso del disegno di Carlo Maratta (1625-1713), foglio preparatorio per il quadrante di un orologio notturno. La “modernità” dei maestri antichi trova ideale continuità nelle opere di artisti del Novecento che hanno lasciato importanti tracce nelle collezioni del Museo di Reggio: Giovanni Costetti (1874-1949), Renato Marino Mazzacurati (1907-1969), Giulio Aristide Sartorio (1860-1932), Pompilio Mandelli (1912-2006). Gli inediti accostamenti – compositivi, tecnici, tematici o di sensibilità disegnativa – svelano prospettive e punti di vista differenti con cui guardare i fogli antichi e rivelano, al di là dell’epoca e del contesto che li ha prodotti, inaspettate affinità.
Come nell’ardito confronto tra il disegno informale di Mandelli, denso di umori naturalistici, e il foglio settecentesco con Nettuno, Marte, Minerva e Flora,
schizzato con pennellate velocissime e guizzanti accensioni a biacca. O ancora tra la zuffa di Figure mitologiche di Costetti, sintetico schizzo a china di notevole effetto drammatico, e la Fuga di tre figure femminili, avvicinata ai modi del pittore bolognese del Settecento Gaetano Gandolfi.


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