La linea continua
Fontanesi e il disegno
La pratica del disegno accompagna l’intenso percorso artistico di Antonio Fontanesi (1818-1882), dalle prime prove più descrittive dei suoi anni reggiani, in cui è ancora forte il lascito della formazione scenografica, ai fogli che segnano le inquiete sperimentazioni della sua ricerca più matura. Il progetto grafico lo aiutava a capire il concetto unitario delle sue composizioni, spingendolo a non “copiare dal vero” ma a lavorare “argomenti e forme”, a coordinare il vero “alla sua idea”.
Dall’hinc et nunc della realtà nasceva il profilo di un’idea, ma poi, soprattutto nei fogli a carboncino, questo progetto difficile e inquieto riusciva a concretizzarsi in un “segno tattile”, in cui si avverte forte la presenza della sua gestualità. Appartengono alla collezione di Reggio Emilia sei disegni pervenuti ai Musei in diversi tempi. Il 12 novembre 1932 un biglietto da visita di Marianna Prampolini Tirelli accompagna il dono di Gruppo di abeti (Sapins – Sempach) datato 29 settembre 1849 che l’anno seguente sarà esposto insieme a un altro disegno giovanile dell’artista (probabilmente identificabile col paesaggio vicino al Hanbach ) alla mostra sulle acqueforti di Antonio Fontanesi organizzata presso la Pinacoteca. Altri due disegni di Fontanesi entrano nel 1946 nell’ambito del legato di Giuseppe Azzolini che cita “due disegni a lapis da lui firmati e a me regalati”. Dieci anni dopo, nel 1956, viene donato un disegno importante per la documentazione dei rapporti di Fontanesi con la città natale, il ritratto di Rodolfo Conzetti, proprietario del Caffè degli Svizzeri per cui l’artista aveva realizzato l’interessante serie di paesaggi decorativi . Collegabili al nucleo dei disegni sono due opere esposte in questa sala, L’ingresso di un tempio in Giappone pervenuta ai Musei Civici grazie alla donazione di Giovanni Camerana nel 1882 e il bellissimo bozzetto preparatorio donato da Maria Rosa Villani. Sempre alla collezione Villani, donata ai Musei nel 2000, appartiene un Paesaggio con albero sul cui retro compare un sintetico ritratto femminile, uno dei pochi disegni di figura oggi noti dell’artista. Proprio questo disegno è stato scelto da Omar Galliani per la sua personalissima interpretazione, esposta per l’occasione.