L’alba di Fontanesi:
1901, BIENNALE DI VENEZIA
La sala Fontanesi, dove sono presentate sessantotto sue opere tra dipinti, studi e fusain, viene accolta da grande entusiasmo, come recupero di un “bene nazionale” per troppo tempo dimenticato. Le premesse per la riscoperta sono ormai poste e lo scrittore Giovanni Cena può affermare: “Sono passati venti anni dalla sua morte. L’alba di Fontanesi spunta ora”. Per la mostra di Reggio Emilia sono state scelte le principali opere dell’esposizione veneziana che consentono di ripercorrere l’intero percorso della pittura di Antonio Fontanesi.
Dopo il viaggio a Parigi compiuto per visitare L’Esposizione Universale del 1855 l’artista abbandona definitivamente il vedutismo e la pittura finita dei primi anni svizzeri e avvia la sua personale ricerca sul vero sempre intenta a cogliere “il sentimento della natura”. Da espliciti riferimenti a Corot la sua ricerca , con l’avanzare degli anni Sessanta, si fa più complessa nell’accentuazione del rapporto luce/ombra e nell’adozione di un linguaggio pittorico sempre più libero che trasfigura i suoi paesaggi in una dimensione anche drammatica.
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