Quando i Romani sconfissero i Celti e colonizzarono l’Emilia
Intervista a Mauro Poletti, autore del libro di divulgazione storica «La frontiera padana», presentato il 19 gennaio scorso nell’ambito del Tè delle Muse, che narra la storia della conquista della valle del Po da parte di Roma e del complesso progetto di trasformazione del territorio della nostra regione realizzato dal console Marco Emilio Lepido
Con notevole concorso di pubblico nell’ambito del Tè delle Muse è stato presentato il 19 gennaio scorso ai Musei Civici il libro «La frontiera padana. L’avvincente storia della conquista e della colonizzazione romana della valle del Po», edito da Consulta. L’autore Mauro Poletti e lo storico e archeologo Nicola Cassone hanno illustrato nel corso dell’incontro i contenuti di quest’opera di divulgazione storica che racconta come i Romani sono riusciti ad impossessarsi della Pianura Padana dopo anni di battaglie sanguinose contro i Celti Cisalpini, tra la fine del terzo secolo e l’inizio del secondo a. C., per poi dedicarsi ad un’imponente opera di trasformazione del territorio e di colonizzazione, in particolare dell’area cispadana a sud del Po, corrispondente all’attuale Emilia-Romagna.
Nella sua prefazione all’opera Cassone sottolinea che “un periodo storico cruciale, ben indagato dagli specialisti, è forse per la prima volta narrato al grande pubblico in maniera lineare e facilmente comprensibile”.
A Mauro Poletti abbiamo rivolto alcune domande sul suo libro.
Da che cosa è nato il suo interesse per queste vicende tanto lontane nel tempo? Perché ha deciso di dedicare ad esse un testo divulgativo?
«Sono nato sulla via Emilia, tra Reggio Emilia e Parma, ed essendo appassionato di storia ho intrapreso alcuni anni fa una ricerca per conoscere il contesto storico in cui era stata costruita la strada consolare ed erano state fondate le città sul suo percorso. Mi sono così imbattuto in una storia affascinante, trascurata però dai testi scolastici, che meritava a mio parere di essere conosciuta da un pubblico ampio di lettori. Si è trattato di una vera e propria epopea grazie alla quale la più grande pianura italiana è stata integrata nell’Italia romana.
Ho quindi deciso di scrivere un libro di divulgazione storica che ancora mancava sull’argomento. Ho scelto un taglio narrativo ed un linguaggio accessibili al pubblico dei non specialisti, ma ho cercato nel contempo di non scadere nella banalizzazione e nella superficialità dei contenuti attraverso l’utilizzo il più possibile rigoroso delle fonti letterarie antiche e dell’ampia mole di saggi dedicati all’argomento dagli storici e archeologi più autorevoli».
Che cos’è che ha trovato di affascinante in questa storia?
«In primo luogo il suo intreccio con la grande storia dell’Italia e del Mediterraneo. Dopo la prima conquista della Pianura Padana da parte di Roma tra il 225 e il 222 a.C,, Boi e Insubri, le principali tribù celtiche padane sconfitte, si erano alleate prontamente con Annibale con l’obiettivo di liberare la valle del Po dall’occupazione romana. La loro disponibilità ad allearsi coi Cartaginesi era risultata decisiva per scatenare nuovamente da parte punica una nuova guerra contro Roma. Senza la discesa in campo al suo fianco delle bellicose popolazioni celtiche stanziate nella Val Padana l’avventura del condottiero cartaginese nella penisola italica non avrebbe potuto nemmeno essere tentata.
La guerra per il possesso della Pianura Padana si era così intrecciata con quella tra Roma e Cartagine per il dominio nel Mediterraneo. Anche se i Cartaginesi alla fine del lungo conflitto erano stati sconfitti, Boi e Insubri erano riusciti nel loro intento ed erano di nuovo tornati padroni della più vasta pianura della penisola. Furono necessarie ai Romani nuove e ripetute campagne militari per piegare i Celti Cisalpini e conquistare definitivamente la valle del Po.
Terminata la guerra, Roma aveva avviato la colonizzazione del territorio conquistato, limitata però alla sola area cispadana, dando vita a una stagione straordinaria di profonda trasformazione del suo territorio».
Quali caratteristiche di quest’opera di trasformazione la spingono ad affermare che si è trattato di un momento storico straordinario?
«L’impresa progettata dai Romani era per molti aspetti inedita. Essi avevano già fondato diverse colonie nel centro-sud della penisola ma per la prima volta programmarono di costruire un vero e proprio sistema di colonie, collegate da una strada, la via Emilia, che attraversava un’intera regione, dall’Adriatico al Po.
E portarono a termine il progetto in pochi anni, costruendo la strada, fondando le nuove colonie (o rifondandole come nel caso di Piacenza) e modificando il territorio attraverso la sua centuriazione, dopo averlo in parte bonificato e disboscato: un’opera che ha cambiato per sempre la regione conferendole alcuni dei caratteri che ancora oggi la contrassegnano.
Il protagonista assoluto di questo complesso processo fu senza dubbio il console Marco Emilio Lepido che condensò nella sua persona le eccezionali capacità di governare, programmare e investire con una visione di lungo termine di cui hanno dato prova i Romani».