Alcune opere dell’artista Renato Marino Mazzacurati sono ora in Sardegna, comune di Ulassai, per la mostra “I MAESTRI E LA TERRA”.
1. Renato Marino Mazzacurati
Paesaggio romano (Valle dell’inferno), 1930 ca.
Olio su tela, cm 80×100
Musei Civici Reggio Emilia
2. Renato Marino Mazzacurati
Ritratto di Vincenzo Talarico, 1941 c.
Bronzo, h cm 24
Musei Civici Reggio Emilia
3.Renato Marino Mazzacurati
Studio per Forza spaziale, 1949 c.
Inchiostro su carta, mm 575×400
Musei Civici Reggio Emilia
4.Renato Marino Mazzacurati
Forza spaziale (Scultura), 1949 c.
Legno, h cm 130
Musei Civici Reggio Emilia
5.Renato Marino Mazzacurati
Autoritratto, 1950
Gesso, h cm 36
Musei Civici Reggio Emilia
6.Renato Marino Mazzacurati
Gerarchie, 1944 c.-1954
Bronzo, h cm 145
Musei Civici Reggio Emilia
I MAESTRI E LA TERRA
Maria Lai/ Arturo Martini/ Renato Marino Mazzacurati
A cura di Chiara Manca
Ulassai, Stazione dell’Arte, 21 maggio – 10 ottobre 2016
Nella mostra “I MAESTRI E LA TERRA” inaugurata alla Stazione dell’Arte di Ulassai sabato 21 Maggio, le opere di Maria Lai, Arturo Martini e Renato Marino Mazzacurati si intrecciano in un percorso tematico che racconta un piccolo ma significativo spaccato dell’arte italiana del ‘900.
Il percorso lega le opere dei tre artisti e crea dialoghi iniziati negli anni Venti a Roma fra Martini e Mazzacurati e continuati negli anni Quaranta, prima a Roma, fra la Lai e Mazzacurati e poi a Venezia, fra Martini e la sua allieva all’Accademia di Belle Arti.
Maria Lai comincia il suo percorso come allieva di Mazzacurati al liceo e poi di Martini, sicuramente all’epoca influenzata dai due maestri. Da Mazzacurati ottiene, in gioventù, la sicurezza e le conferme di cui probabilmente aveva bisogno nel suo affacciarsi al mondo dell’arte. Da Martini impara il metodo, a padroneggiare la tecnica scultorea, a modellare la terracotta e ascolta e memorizza avidamente le sue parole, le sue metafore e suoi pensieri sull’arte, che riproporrà a distanza di decenni in molte sue opere e in molte interviste. Martini e Mazzacurati sono delle montagne, alte, imponenti e Maria, la capretta ansiosa di precipizi, le scala, passo dopo passo, percorre la strada che la porterà fino alla cima e da lì, inizia il suo personale viaggio, verso le sue donne ritratte a china e a matita mentre si occupano dei lavori domestici, verso le tele cucite, la finta scrittura, i telai, le sculture di pane e le geografie, nei paesi sardi, fra le comunità che coinvolgeva nelle sue opere sul territorio, le scuole, i bambini, i giochi, verso il suo infinito, la sua visione dell’arte e della vita. La prima e l’ultima opera che si incontrano nel percorso di visita, sono tratte da “La barca di carta”, libro con il quale Maria Lai intendeva provare a dare dei suggerimenti a chi si avvicinava all’arte, alle esposizioni e ai musei su come “guardare e leggere le opere”.
I paesaggi dipinti da Martini e Mazzacurati, profondamente diversi nel segno e nelle tinte, seppur figurativi entrambi, si legano alla stoffa cucita della Lai e alla sua personale visione di un tramonto sardo.
I ritratti in ceramica smaltata, bronzo e gesso, mostrano come i tre artisti rappresentino la forza, la fragilità, la fierezza e la tenerezza dell’umanità che li circonda con tecniche scultoree diverse.
Le rappresentazioni più sperimentali di Maria Lai e Marino Mazzacurati chiudono il percorso espositivo, la ricerca del vuoto nella scultura, la leggerezza del plexiglass per la Lai e la consistenza del legno per Mazzacurati, ricordano la lezione di Martini sul respiro delle opere scultoree.