RIPENSARE LE STRATEGIE EDUCATIVE: NUOVI APPROCCI AI MUSEI CIVICI DI REGGIO EMILIA
“Per l’utile di chi studia e per la meraviglia di chi entra”.
Questa iscrizione, che dall’Ottocento accoglie i visitatori all’ingresso dei Musei Civici di Reggio Emilia, testimonia il legame storico tra i nostri musei e la didattica. Una relazione che si è sviluppata nel corso degli anni e si è trasformata in una profonda vocazione, fino ad essere riconosciuta oggi come vera e propria mission istituzionale, che si realizza nello stretto dialogo che da ormai 50 anni è condiviso con le scuole del territorio.
In questo contesto, l’arrivo della pandemia ha creato anche nei Musei, come ovunque, una rottura nei tradizionali schemi educativi, al punto di dover individuare nuove strategie e nuove modalità per comunicare il patrimonio e continuare i progetti con il mondo scolastico. Questa contingenza si è trasformata così in un’opportunità per ripensare l’attività didattica potenziando il dialogo con le scuole e consolidando il ruolo educativo del museo come spazio privilegiato per accendere la curiosità e vivere la bellezza, cercando di favorire la creatività e la libertà immaginativa attraverso la molteplicità di linguaggi che esso racchiude.
LA DIDATTICA A DISTANZA
Già all’alba del primo lockdown e nei mesi seguenti, sono state intraprese iniziative on line dedicate a studenti e famiglie incentrate sul concetto e sul ruolo del museo.
Successivamente con un’indagine on-line si è voluto capire quali fossero le esigenze e le aspettative degli insegnanti nei confronti di una nuova didattica museale più distanziata e più digitale. E così i Musei Civici di Reggio Emilia hanno dato il via, tramite piattaforme web, a una offerta didattica a distanza con la quale si possa mantenere viva e rafforzare la relazione con scuole e insegnanti. Attualmente ogni giorno ci sono classi che si collegano con gli esperti del museo e partecipano a laboratori interattivi seppur a distanza, in cui la filosofia del “fare per apprendere” viene comunque mantenuta viva.
IL “DELIVERY MUSEUM”
Accanto a queste proposte, sempre nella contingenza che impone alle scuole di limitare o addirittura non poter programmare uscite, per tenere vivo il dialogo e offrire alle scuole modi e occasioni di attività alternative che muovano da saperi e competenze diverse, il Museo ha pensato anche di trasferirsi, in parte, nelle scuole con il progetto Delivery Museum. Grazie a un’apposita installazione, materiali originali, fac simile e riproduzioni in 3D arriveranno all’interno delle scuole creando un’occasione, per i ragazzi, di prendersi cura del patrimonio culturale, di poterlo studiare e scoprire da diversi punti di vista. Saranno proprio i materiali dell’installazione il punto di partenza per sviluppare attività laboratoriali che l’insegnante potrà svolgere direttamente in classe, in autonomia (con l’utilizzo di appositi kit didattici) o con l’intervento di un esperto del museo (in classe o on-line).
IL PROGETTO “SCUOLA IN MUSEO”
Quando è emersa l’esigenza concreta da parte degli istituti scolastici di trovare nuovi spazi per gestire l’emergenza pandemica, lo staff educativo dei Musei Civici ha immediatamente visto come un’opportunità la possibilità che una o più classi potessero essere ospitate a Palazzo dei Musei e quindi potessero fruire di spazi e collezioni anche come strumento per sperimentare nuove modalità didattiche, in cui la meraviglia e la bellezza fossero strumento per l’apprendimento e nell’idea che l’esigenza di distanziamento sociale si potesse tradurre in un’opportunità.
È nato così – nell’ambito del più ampio progetto ‘Scuola Diffusa’ sul territorio, realizzato dal Comune attraverso Officina Educativa – il progetto “Scuola in Museo”, che vede i Musei Civici di Reggio Emilia ospitare per tutto l’anno scolastico due classi della scuola primaria Zibordi a Palazzo dei Musei e due classi della scuola secondaria di primo grado Manzoni nella Biblioteca delle Arti.
Inoltre, ben 59 classi dell’intero Istituto comprensivo Manzoni (tre scuole primarie e una secondaria di primo grado) vivranno l’esperienza della “Scuola in museo” partecipando a laboratori e attività educative fra le collezioni per un’intera settimana, garantendo una presenza costante di studenti all’interno del museo anche nei momenti di chiusura al pubblico.
La peculiarità del progetto consiste nel vivere il museo come ambiente quotidiano, abitandone gli spazi e costruendo una programmazione condivisa fra insegnati, esperti ed educatori museali.
Ai temi curricolari della scuola si integrano infatti nuovi approcci e nuove esperienze multi e trans-disciplinari, in cui i diversi ambiti si intrecciano costantemente.
Oltre all’“atelier diffuso” rappresentato dalle collezioni, alle classi sono stati dedicati spazi che, nel rispetto delle esigenze dell’emergenza sanitaria, hanno mantenuto la loro natura di laboratori e luoghi di ispirazione ricchi di stimoli, in cui oggetti e materiali sono in connessione e generano relazioni, consentendo a
bambini e ragazzi di approfondire le loro ricerche attraverso accessi differenti.
Al museo arte, storia e scienza si contaminano, permettendo di scoprire gli infiniti rimandi fra i tanti materiali che i Musei custodiscono, tra storie e racconti racchiusi nelle collezioni, dall’antichità alla contemporaneità.
Tutti i temi vengono affrontati in modo da consentire ai ragazzi di esplorare il museo in autonomia o in piccoli gruppi, creando una comunicazione interattiva e innescando una condivisione di saperi, idee e ipotesi.
Le prime settimane di questo progetto di didattica diffusa al museo hanno già restituito uno scambio proficuo e stimolante: i bambini si sono avvicinati allo spazio museo con curiosità, attenzione ed entusiasmo, familiarizzando con oggetti e reperti fino ad arrivare a rinominarli con nomi di fantasia, proprio come si fa con le cose più care; mentre gli insegnanti hanno dimostrato la capacità di mettersi in gioco e sperimentare una didattica diversa, che tiene conto dell’ambiente e del rapporto con esperti ed educatori; e lo stesso staff educativo del museo ha potuto finalmente sperimentare processi sviluppati non solo sul breve ma anche sul lungo termine.
È iniziata anche una collaborazione con l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia al fine di monitorare gli sviluppi del progetto e le sue ricadute sia sui ragazzi che sugli insegnanti. Unimore studierà, in particolare, l’efficacia del museo sugli apprendimenti, sullo sviluppo del pensiero critico e sulle strategie educative alternative. Perché la scuola in Museo è un caso di studio unico e dal potenziale immenso, dal punto di vista sia della ricerca pedagogica che della didattica museale.
Nella realizzazione del progetto è stata di fondamentale importanza la posizione degli assessorati del Comune che hanno dato fiducia a un’idea innovativa e hanno creduto fermamente nell’attuazione di un piano di azioni condivise.
“Loris Malaguzzi diceva spesso che lo spazio fisico dovrebbe essere così importante nel processo di apprendimento tale da diventare il ‘terzo insegnante’, dopo l’adulto e i ragazzi – dice l’assessora a Educazione e Conoscenza Raffaella Curioni -.
Con il progetto ‘Scuola Diffusa’ si è cercato proprio questo: vedere e osservare ogni spazio educativo come luogo di apprendimento. Senza il Museo e senza tutti gli altri spazi educativi, come Banca d’Italia, Palazzo da Mosto, agriturismi, parrocchie, centri sociali, non avremmo mai potuto assicurare ai bambini e ai ragazzi di ritornare a scuola per riprendere il loro percorso formativo ed educativo. Il Museo, poi, è uno spazio magico, dove ci si può sentire veramente immersi nella storia e nei significati, un luogo che genera domande e curiosità, ma anche solo sguardi pieni di interesse. È un luogo dove tutto vibra e trasmette emozioni. Si impara anche solo guardando”.
“Quest’anno scolastico, partito in modo complesso – dice l’assessora a Cultura e Pari opportunità Annalisa Rabitti – ha l’occasione di diventare un anno indimenticabile in positivo, per le bambine e i bambini che hanno l’opportunità di vivere e abitare il nostro Museo, diventato la propria scuola. La ‘Stanza della Balena’, per esempio, ospita una classe e abbiamo scoperto che gli animali imbalsamati di Lazzaro Spallanzani ora hanno un nome, come lo hanno gli animali di casa, e vengono salutati ogni mattina dai bambini. Questa è una scuola che non rimane al suo posto, che ha saputo cogliere la sfida e ha deciso di immaginare un nuovo presente vivendo i luoghi della città.
“Come Amministrazione comunale abbiamo cercato di fare un passo in più – prosegue Rabitti -. Ci siamo detti che non bastava offrire spazi, perché volevamo offrire sapere, contesto, bellezza, arte, competenze scientifiche e modi diversi di fare didattica. Ora stiamo osservando l’inizio di questa esperienza coraggiosa, stiamo cercando di capire cosa sta accadendo, e lo stiamo facendo tutti insieme: noi, le famiglie, i ragazzi, la scuola e l’Università, chiamata per aiutarci a documentare e non perdere quello che sta succedendo. Si tratta di un esperimento che sta funzionando bene. Ringrazio tutto il personale del Museo per l’entusiasmo dimostrato nel prendere in mano questo progetto, provando a lavorare su un terreno scomodo, nuovo, inventando e percorrendo una strada
mai tracciata. Una domanda mi sorge spontanea: anche in tempi non segnati dal Covid possiamo immaginare di proseguire in questo senso? Io spero proprio di sì”.
Riccardo Campanini, Chiara Pelliciari
Responsabili servizi educativi
Musei Civici Reggio Emilia