#Museopop / L’impero dei giochi (da tavolo)

Giocare è una cosa seria. Questa osservazione di Bruno Munari risulta particolarmente pertinente anche nel mondo dei giochi da tavolo, che negli ultimi 20 anni ha conosciuto una piccola rivoluzione, che coinvolge milioni di appassionati in tutto il mondo e muove un consistente giro d’affari.
Oltre 209.000 visitatori, infatti, hanno affollato nel 2019 lo Spiel (Internationale Spieltage) la più importante Fiera europea del settore che si tiene dal 1998 ad Essen, in Gemania, mentre la fiera omologa Play di Modena, alla sua 3°edizione del 2019, ha registrato 44.000 presenze.
Crescono anche le community online e offline, ma sono soprattutto i giochi ad essere cresciuti e cambiati nel tempo. Dai primi titoli di origine indiana come “Scale e serpenti”, a quelli di viaggio ed esplorazione inizialmente pubblicati dagli editori di mappe nel XVII° secolo e diffusi in tutto l’impero britannico, si arriva al primo vero gioco moderno ideato e autopubblicato nel 1904 da Lizzie Magie negli Stati Uniti, The landlord’s game, che diverrà famoso come Monopoly. Fino a quasi tutti gli anni ‘70, infatti, il modello di gioco prevalente sul mercato è stato il cosiddetto “amerigame”, o gioco con regole in stile americano, che include titoli celebri come Risiko (Risk) e party game come Trivial Pursuit.

Questo tipo di giochi è caratterizzato da una alta interazione tra i partecipanti, che si sfidano per conquistare le risorse del gioco e possono venire eliminati prima dalla sua fine; da un notevole incidenza della fortuna; da un preciso focus sull’ambientazione del gioco, che ne influenza la progettazione e ne aumenta l’immersività; da un vasto numero di meccaniche come spostamenti lungo un percorso, cattura di altri giocatori, raccolta di bonus, che ne allungano la durata in modo virtualmente infinito.

Tra gli anni ’60 e gli anni ’80 in Europa si sono invece diffusi modelli di gioco meno basati sul conflitto (forse anche in reazione alla guerra da poco conclusa), con regole e meccaniche più semplici, ma che richiedono un pensiero più profondo: sono i cosiddetti “eurogame” o “german game” (gioco in stile tedesco), prodotti soprattutto in Germania, Belgio e Gran Bretagna. In Germania viene anche assegnato dal 1978 lo Spiel des Jahres, che designa il miglior gioco dell’anno, e definisce una shortlist di finalisti meritevoli.
Nei giochi in stile europeo il ruolo della fortuna è ridotto e la durata delle partite è ben definita e breve (massimo 2 ore). Ciò che li rende così innovativi è però la varietà di meccaniche di gioco (piazzamento tessere, negoziazioni, raccolta di risorse, controllo di aree e personaggi, deduzione) che possono applicarsi ad infinite ambientazioni, e venire rimodulate per ottenere diversi gradi di complessità e profondità, destinati al gioco in famiglia o a giocatori più esperti, ai quali è peraltro dedicato il premio Kennerspiel des Jahres, ovvero il miglior Gioco dell’anno per Esperti.


Immagini delle confezioni di “Ticket to ride” “Azul” e materiali di “Carcassonne”

Gli autori, spesso celebri e con un folto seguito di cultori, hanno esplorato ogni possibile ambientazione geografica e temporale: dal medioevo di Carcassonne, celebre anche per i suoi meeple (omini in legno), ai gestionali che consentono di diventare agricoltori (Agricola), impresari portuali (Le Havre), mercanti (Century) ceramisti o vetrai in una cattedrale (l’astratto Azul), impresari delle ferrovie (Ticket to ride).
Sono molti anche i titoli che ricreano ambientazioni e professioni legate all’archeologia e all’esplorazione, se ne può fare una vera e propria rassegna: Curators, ad esempio, riproduce i meccanismi di gestione di una struttura museale prestigiosa, che dovrà funzionare al meglio, facendo lavorare i suoi dipendenti, conquistandosi beni e opere, anche con scavi archeologici e acquisti, organizzando mostre e ampliando la struttura per avere successo, interagendo con gli altri curatori. Ogni giocatore deve reinventarsi archeologo, collezionista, manager finanziario, restauratore, carpentiere, per ottenere punti, denaro e visitatori e diventare miglior curatore di museo.
Pergamon è invece ambientato nel tardo XIX secolo: con gettoni, tessere e carte che rappresentano azioni, reperti e avventurieri, i giocatori dovranno intraprendere uno scavo archeologico (dopo averne ottenuto i finanziamenti) per recuperare reperti da esporre nel Pergamon Museum di Berlino. Nella prima fase del gioco si aggiunge una componente di rischio, che costringe i giocatori a decidere tra i fondi sicuri e la priorità negli scavi (ma limitati a strati superficiali e di minor pregio) oppure tentare la sorte sperando di pescare una carta ricca (ma forse anche una sfortunata) e poter però scavare più in profondità i reperti più antichi.
I pezzi raccolti possono essere uniti a formare una collezione, da restaurare ed esporre a proprie spese, mentre le collezioni precedenti vengono messe in secondo piano nel museo virtuale, e renderanno meno punti al giocatore che le ha esposte: un meccanismo che aumenta notevolemente la competizione.
Anche Museum è simile per ambientazione e collocazione temporale (inizio del XX secolo, epoca d’oro dell’antropologia e dell’etnografia) ma con meccanismi semplificati.

Immagini e materiali dalla confezione di “Artifacts Inc.”

Avventuroso, semplice e divertente,  La spedizione perduta riesce però a costruire partite sfidanti, molto soggette ai rivolgimenti della fortuna, ma con una ambientazione molto curata e dinamiche che riproducono pericoli, disagi e difficoltà degli esploratori del secolo scorso, alla ricerca delle città perdute nella giungla.
Tornando invece nell’ambito del genere gestionale, sono diversi i titoli interessanti ambientati nell’antichità.
In Italia il noto autore Walter Obert ha creato Strada Romana, nel quale i giocatori impersonano ricchi mercanti che trasportano merci sulla trafficata rotta commerciale tra Roma e il porto di Ostia: dovranno aggiudicarsi contratti (raccogliendo tessere e cubi dello stesso colore) e sesterzi per poter avere la precedenza nei passaggi più stretti della strada, in modo da compiere più viaggi possibile e guadagnare punti e denaro.

Provincia Romana impegna i giocatori ad acquisire e spendere al meglio risorse, favori e materie prime per dare lustro e servizi alla provincia che amministrano, al confine dell’Impero, ma anche respingere gli attacchi dei popoli ostili senza troppe perdite nelle proprie guarnigioni.
Che si giochi in modo più rilassato, sfruttando le occasioni, o che si decida per una strategia più aggressiva mirando alle “carte favore” che aumentano l’interazione tra giocatori, il gioco scorre bene in sei turni, senza un graduale aumento di complessità, alla fine dei quali si conteggiano i punti.
Con Sit gloria Romae si entra nel cuore pulsante di Roma, e nel vivo della grande storia: con un deciso incremento di complessità, questo titolo propone infatti di ricostruire e ampliare la capitale dell’Impero Romano, dopo il grande incendio del 64 d.C.
Attraverso la raccolta e la combinazione delle carte, è possibile gestire ruoli (lavoratore, gladiatore, mercante, architetto..) o materie prime, in base alle caratteristiche di ciascun sito da edificare, che in seguito potrà essere frequentato dai clientes e aumenterà l’influenza e i bonus del giocatore che lo gestisce.
L’aspetto dei materiali, non molto azzeccato e dall’aspetto infantile, può dare l’impressione di eccessiva semplicità per questo gioco, che è in realtà articolato: scenari e interazioni sempre diverse, non facili da interpretare, richiedono pratica per essere padroneggiati, ma, garantiscono una alta rigiocabilità e si adattano molto bene a un diverso numero di giocatori.

Immagini dalle confezioni di “Strada romana” “Pandemic: La Caduta di Roma”

Merita una citazione anche la variante di quello che è considerato uno dei migliori giochi degli ultimi 20 anni, ovvero “Pandemia”. Visti gli eventi degli ultimi due anni, questo titolo del 2007 può sembrare inquietante, ma decisamente attuale: mostra in modo efficace le dinamiche catastrofiche di una pandemia e impone ai giocatori di collaborare per condividere le proprie risorse e capacità, per giocare e vincere “per una buona causa” .
Pandemic: La Caduta di Roma ne presenta una variante “romana”, con bella grafica tematizzata, una plancia che raffigura l’impero, 120 carte città (in latino), 5 popoli barbari, 7 ruoli giocabili e dadi.
Si deve impedire la caduta dell’Impero Romano mettendo in campo alleanze e trattati, ma anche campagne militari, fortificazioni e spostamenti di truppe: il tutto mentre l’”indice di declino” sale inesorabilmente (oppure terminano le carte…) facendo terminare il gioco.
Regole e complessità sono ad un livello medio-alto, ma sono modulabili in tre gradi di difficoltà, più una modalità ulteriore: questo garantisce al gioco una notevole longevità, senza appesantirlo troppo.


Immagini dalle confezioni di “7 wonders” e “7 wonders: duel”

Infine, uscito dalla fucina del geniale autore belga Antoine Bauza, 7 wonders è un gioco di “civilizzazione” articolato e d’atmosfera utilizza bellissime carte illustrate ricche di simboli da combinare, materie prime, edifici e servizi da implementare per ampliare la propria città, e poter costruire le 7 meraviglie del mondo antico: in tre “ere” si susseguono i turni di gioco, le carte cambiano mano vorticosamente, e non mancano occasionali conflitti militari. Le meccaniche sono ben amalgamate, e una volta comprese regole (non poche) e simboli, le partite scorrono bene: è necessario soprattutto gestire bene le scelte contingenti, ma con lungimiranza. L’ambientazione è suggestiva ed espansioni e varianti uscite negli anni si sono mantenute in ambito classico e mitologico.
Notevole la variante Duel, per due giocatori: in questo caso, due civiltà competono per la costruzione delle meraviglie, e per conquistare le risorse utili dovranno scoprire gradualmente e per passaggi obbligati, come in un solitario, le carte disposte sul tavolo, che anche in questo caso sostituiscono la plancia.

Curators, Jacob Westerlund, Worldshapers, 2021, (ed. italiana Little Rocket Games), 1-4 giocatori
Museum, Olivier Melison e Eric Dubus, Holy Grail Games 2018, 2-4 giocatori
Artifacts Inc., Ryan Laukat, RedRaven Games 2015, 2-4 giocatori
Pergamon, Stefan Dorra, Ralf zur Linde, Eggert 2011, 2-4 giocatori
La spedizione perduta, Peer Sylvester, Garen Ewing, Osprey Games 2020 (ed. italiana Studio Supernova), 1-5 giocatori
Strada Romana, Walter Obert,  Giochix 2009, 2-5 giocatori
Provincia Romana, Pierluigi Frumusa, Giochi Uniti 2014, 2-6 giocatori
Sit gloria Romae, 2005, Carl Chudyk, Cambridge Games Factory, (ed. italiana Uplay), 2 -5 giocatori
Pandemic: La Caduta di Roma, Matt Leackock e Paolo Mori,Z-Man Games (ed. italiana Asmodee) 1-5 giocatori
7 wonders, Antoine Bauza, Repos Production, 2010 (ed. italiana Asmodee), 2-7 giocatori
7 Wonders: Duel, Antoine Bauza, Bruno Cathalà, Repos Production, 2015 (ed. italiana Asmodee), 2 giocatori

Chiara Ferretti