Per far fronte all’emergenza psichiatrica causata dalla guerra l’organizzazione medica italiana si dotò di un servizio psichiatrico vicino al fronte (che doveva servire per una prima formulazione diagnostica e soprattutto a riconoscere i tentativi di simulazione), di piccoli ospedali collocati poco lontano dalle zone di guerra e, infine, di reparti specializzati presso gli ospedali psichiatrici. Questo era il caso del San Lazzaro, che accolse così circa 6000 soldati.
Dall’inizio del conflitto il numero dei degenti aumentò considerevolmente, passando dai 1246 del 1913 ai 2150 del 1919 (negli anni successivi si assisterà a un brusco calo: nel 1921 i ricoverati saranno “solamente” 1467). Secondo le stime ufficiali gli Ospedali Psichiatrici italiani accolsero complessivamente circa 40.000 militari, numero probabilmente stimato per difetto.
Il dibattito fra gli psichiatri verteva in primo luogo su una disputa di natura eziologica: inizialmente, in coerenza con l’indirizzo generale della psichiatria italiana di quegli anni, prevalse la tesi che ad ammalarsi fossero solo le persone predisposte, poi, inevitabilmente, si comprese che la guerra stessa, con il suo carico di emozioni, angoscia e sofferenze, potesse portare anche persone sino ad allora sane, alla malattia mentale.
In campo clinico, tuttavia, la partita che si giocava fra psichiatri e pazienti era soprattutto un’altra: l’obiettivo era distinguere la vera follia dalla simulazione. Alla diagnosi e alla prognosi potevano seguire l’internamento in manicomio, il ritorno al fronte, provvedimenti disciplinari.
Dopo la disfatta di Caporetto, furono ospitati al San Lazzaro anche i malati civili che erano ricoverati negli ospedali psichiatrici di Udine, Venezia e Treviso, mentre due reparti vennero lasciati per i militari feriti, anche senza patologie psichiatriche. Inoltre nel 1918 fu istituito presso al San Lazzaro il Centro psichiatrico militare di prima raccolta, affidato alla direzione di Placido Consiglio, per valutare lo stato dei soldati provenienti da tutto il fronte e recuperarli il prima possibile per poterli così rimandare a combattere.
All’epoca la Rivista Sperimentale di Freniatria pubblicò diversi contributi di Maria Del Rio sul tema delle “nevrosi di guerra” causate dagli sconvolgimenti dalla guerra anche nella popolazione femminile.
1915 Entrata in guerra dell’Italia
1917 Battaglia e sconfitta di Caporetto
1917 Sigmund Freud pubblica Introduzione alla psicoanalisi
1918 Istituzione del Centro Psichiatrico Militare al San Lazzaro