Si devono al barone Raimondo Franchetti (1889-1935) le due raccolte di materiali provenienti dalla Malesia, dal Vietnam e dalle principali isole del Mar della Sonda. Nel 1911, di ritorno da un viaggio avventuroso (in Europa era stato dato per disperso), donò al Museo Chierici armi, indumenti, strumenti musicali e suppellettili dalla Malesia, da Giava, Borneo, Celebes e dalla Nuova Guinea. È dell’anno seguente la raccolta di oggetti dei popoli “Moi” dell’Annam.
Nei due anni successivi Franchetti si sarebbe recato nell’Africa orientale, dove formò altre due copiose raccolte: i materiali dei nilotici Scilluk (1913) ed i materiali delle popolazioni bantu del Kenya, i Meru e i Kikuyu (1914). Le raccolte presentano abbondanza di armi da offesa e di scudi, ma anche splendidi ornamenti in avorio (bracciali Schilluk) e di cauri e perline di pasta vitrea (cinture Kikuyu). Sarà infatti l’Africa, da quel momento in poi, la meta preferita dei viaggi di esplorazione del barone Franchetti. Nel 1929 condurrà un’imponente spedizione nella Dancalia etiopica, documentata da una sua pubblicazione, ma anche da un filmato dell’Istituto Luce.