Atrio dei Mosaici

Il vestibolo e l’atrio dei Musei Civici ospitano una preziosa raccolta di frammenti musivi di origine romana e medievale pervenuti in seguito a scavi e ritrovamenti compiuti presso abitazioni private ed architetture religiose cittadine. Discentium commodo, advenarum spectaculo (per servire agli studi, per il piacere dei visitatori) è l’iscrizione dipinta sul portone di ingresso, che chiarisce le finalità del Museo, vero tempio delle memorie patrie. Fra il 1873 ed il 1878 Gaetano Chierici allestisce il vestibolo e successivamente l’atrio. Il suo progetto espositivo sarebbe stato portato a compimento da Naborre Campanini fra 1910 e 1920. La parete meridionale del vestibolo accoglie campionari di marmi colorati e porzioni di pavimenti a mosaico con campiture geometriche bianche e nere, provenienti da case di abitazione nel centro della Reggio romana.

Si segnalano alcuni frammenti policromi, uno con pelta (scudo caratteristico delle Amazzoni) da villa Levi; due con tralci di vite, da via Toschi e dalla Cattedrale; uno con volatile e kantharoi (coppe per il vino), sempre dall’area del Duomo. I frammenti musivi collocati nella parete settentrionale del vestibolo appartengono al litostrato della chiesa medievale di San Prospero a Reggio, ricostruita in fogge rinascimentali nel XVI secolo. In seguito al loro ritrovamento nel 1844 i mosaici vennero staccati ed in parte collocati all’interno dei Musei Civici nel 1873, mentre i restanti frammenti furono venduti ad uno scagliolista. Secondo il rilievo realizzato da Ferrante Bedogni al momento della scoperta nel mosaico erano rappresentati due dischi concentrici: all’interno del primo trovavano posto le personificazioni dei mesi attraverso le immagini delle attività agricole, mentre nella seconda fascia erano presenti le immagini dei dodici segni zodiacali. Dagli spazi attorno al disco esterno provengono frammenti di immagini di cavalieri, uomini armati di lancia e spada, lotte tra uomini ed animali, un mascherone demoniaco e la parte posteriore di un quadrupede, probabilmente un centauro. Queste raffigurazioni erano in origine collocate all’interno di riquadri e cornici geometriche. Nell’arcata di sinistra dell’atrio Chierici fece sistemare due sezioni di mosaico a fondo nero con crocette bianche, da via Emilia a San Pietro. Sono invece pertinenti a una abitazione dalla struttura complessa, messa in luce nell’area del Deposito Cavalli Stalloni, bei frammenti musivi in bianco e nero di elegante disegno (I secolo a.C.). Nella parete frontale rispetto all’ingresso trovano posto i frammenti musivi provenienti dal pavimento medievale della Cattedrale di Reggio Emilia. Rinvenuto da don Gaetano Chierici nel 1879 in occasione del rifacimento della pavimentazione, dell’intero complesso musivo rimane il rilievo del pittore Lazzaro Pasini, grazie al quale possiamo ricostruire le parti perdute e la disposizione originaria dei frammenti recuperati. I mosaici dell’atrio fanno parte di due cicli che trovavano posto all’interno di un sistema decorativo a cornici geometriche e quinconce. Il primo ciclo cui appartengono immagini come i Due rapaci con colli intrecciati e il Cervo assalito da lupo, è datato agli ultimi decenni del XI secolo, mentre immagini come Milio campanario e il Frate che porge un otre ad un ragazzo risalgono probabilmente al secondo quarto del XII secolo. Dagli scavi nell’area della scomparsa chiesa di San Giacomo Maggiore riemersero nel 1919 i frammenti di un pavimento musivo nei quali erano raffigurate le personificazioni dei mesi attraverso le attività agricole e i relativi segni zodiacali e fasi lunari, in un sistema di dodici spazi. Il pavimento venne realizzato grazie alla committenza dell’arcidiacono Achille Tacoli, il quale avrebbe fatto costruire la chiesa tra 1140 e 1150. I mosaici risalirebbero all’inizio del XIII secolo e nei frammenti in Museo compaiono le raffigurazioni parziali di alcuni mesi, Dicembre, Gennaio e Maggio con i relativi segni zodiacali, nonché dei segni privi del corrispondente mese come nel caso dei Pesci e del Capricorno. A queste immagini si aggiungono un profilo umano, probabilmente una fase lunare, e alcuni lacerti dell’iscrizione perimetrale. Sulla parete destra adiacente all’ingresso dell’atrio sono posti i frammenti musivi della chiesa di San Tommaso a Reggio Emilia, oggi scomparsa, datati alla fine del XII secolo. L’estrema parzialità di questo ciclo musivo non permette una lettura complessiva della decorazione pavimentale. Si può però supporre un sistema decorativo organizzato in tondi collegati assieme da tralci vegetali arricchiti da intarsi marmorei di tipo differente. Le immagini all’interno dei tondi seguivano il ciclo dell’anno astrologico, come suggeriscono i frammenti pervenutici nei quali sono raffigurati i segni zodiacali del Cancro, Acquario e la Primavera, cui sono accostati frammenti decorativi e di epigrafi. Completano l’arredo del vestibolo e dell’atrio alcune anfore romane, provenienti in parte da Goleto di Boretto e in parte da Reggio Emilia (area del vecchio macello).

Mosaico di età romana, area della Cattedrale di Reggio Emilia
Sulla parete Sud del Vestibolo sono esposti frammenti di mosaici romani rinvenuti nelle adiacenze della Cattedrale. Si segnalano mosaici policromi con tralci di vite; con kantharoi da cui fuoriescono girali vegetali e con figura di uccellino. È policromo anche un frammento proveniente da via Fontanelli con motivo a pelta trapassata da frecce. Sulla parete Nord dell’Atrio sono invece collocati frammenti rinvenuti nell’area del convento di San Domenico, poi Deposito Cavalli Stalloni. Nel complesso archeologico che vi fu individuato gli ambienti scavati (tra i quali un cubiculum, un triclinium ed un corridoio di disimpegno) sono accomunati da un’elegante decorazione a mosaico in bianco e nero (fine I secolo a.C.), che tende a sottolineare le relazioni tra i singoli vani.

mosaici medievali
La serie dei mosaici decorativi di alcune chiese reggiane (S. Giacomo maggioreS. ProsperoS. Tomasola Cattedrale), risalenti al XI e XII secolo, inizia coi pavimenti provenienti dalla chiesa di san Tomaso e con quello dell’area presbiteriale della Cattedrale. La datazione fra fine XI e inizi XII secolo è confermata dall’affinità col ciclo di San Savino di Piacenza (1107). Abbonda l’utilizzo di preziosi marmi di recupero: le figure, a semplice contorno, si ravvivano a contrasto col fondo colorato.
Le figurazioni dei mosaici rispondono ad un programma didattico che propone sunti del patrimonio letterario, storico e scientifico. Nei mosaici provenienti da San Giacomo Maggiore (riconducibili alla ricostruzione della chiesa voluta da Achille Tacoli, 1141-1156) compaiono le raffigurazioni dei mesi accompagnate dai rispettivi segni dello Zodiaco.