“Diciotto mesi ho vissuto”…

1-Antonio-Spagni

“DICIOTTO MESI HO VISSUTO”… IN MEZZO A QUELLE TRIBÚ CHAYENNE E SIUX”

Antonio Spagni è nato a Reggio nel 1809 da famiglia di antiche ricchezze ma decaduta.
Della sua giovinezza poco sappiamo: lo troviamo, ventenne, aderente alle setta segreta dei carbonari modenesi “Battaglione Sacro”. Coinvolto nei moti rivoluzionari del 1831, Spagni è costretto, al ritorno del Duca Francesco IV, ad emigrare in Francia dove, già nel 1832, risulta affiliato alla “Giovane Italia” di Giuseppe Mazzini. Abbandonata la Francia per necessità economiche, in un anno imprecisato Spagni si trasferisce in Canada e lì, secondo la tarda testimonianza del figlio Emilio, “per la sua passione e valentia nella caccia, si fece cacciatore di pellicce”. Nel 1841 è sicura la sua presenza negli Stati Uniti e nel 1842 il suo ritorno in Francia. È in questa occasione che Giuseppe Mazzini, “Pippo” per Antonio Spagni, gli regala un prezioso fucile, ora conservato presso il Museo del Tricolore. Nel gennaio del 1843 il nostro irrequieto patriota è di nuovo negli Stati Uniti; a Saint Louis gestisce una rivendita di tabacco nella Planters House, il più importante emporio commerciale della città. Da qui, risalendo il corso del Missouri, Spagni raggiunse, lungo la via dei “trappers”, i primi contrafforti delle Montagne Rocciose: qui entra in contatto con bande Sioux, probabilmente Oglala e Cheyennes, ed ha l’occasione di formare la sua raccolta di oggetti dei “Selvaggi dell’America Settentrionale”. Conclusa l’avventura americana, Spagni rientra, nel luglio 1844, in Europa: in settembre è a Reggio ove dona al Gabinetto di Scienze Naturali la sua raccolta di oggetti indiani. Il suo carattere irrequieto lo riporta all’emigrazione. Spagni è di nuovo in Francia, qui si marita, in un periodo di agiatezza, con Sofia Busi ed ha un figlio, Emilio.
Nel 1855, su richiesta dell’amico reggiano Manfredini, Spagni fornisce una consulenza su un nuovo sistema di illuminazione a gas per il nuovo Teatro Municipale.
Sventurate operazioni di borsa lo riducono al lastrico: l’Australia, nuova terra promessa, sembra offrire la soluzione ai suoi problemi. Nel “nuovissimo continente” la “dura vita del cercatore d’oro” lo illude. La buona sorte gli volta definitivamente le spalle. Gli ultimi anni sono di miseria estrema – mancano anche i soldi per la corrispondenza -, e di grande dolore per la lontananza dalla famiglia. Antonio Spagni muore a Sidney il 24 gennaio 1876. Il figlio Emilio collaborerà alla formazione della Pinacoteca Antonio Fontanesi. (A.M.)
Dove: For Inspiration Only, Diorama A