Un collezionista eruditissimo, caotico e dimenticato. Priore Nicola Tacoli

Tutti coloro che per vari motivi, studio, interesse, curiosità, si sono avvicinati alla storia della città di Reggio sono, prima o poi, incappati nelle “Memorie storiche di Reggio” di Nicola Tacoli.
L’opera, composta di 4 grossi tomi più appendice, venne stampata tra il 1748 ed il 1765.
La lettura non è agevole; ad un italiano pomposo e di sintassi non lineare si alterna il latino dei documenti trascritti, lo schema di esposizione è labirintico, le notizie si susseguono con accostamenti a volte bizzarri ed eccentrici. Nonostante ciò, la quantità di informazioni, le vertiginose liste di nomi e di informazioni, i fluviali elenchi di antichi toponimi, l’irreperibilità, ai giorni nostri, di tante carte citate rendono la consultazione di questa opera imprescindibile. L’autore Nicola dell’antichissima famiglia Tacoli, nasce probabilmente a Mirandola nel 1691. Come secondogenito si trova di fronte alla scelta obbligata tra la carriera militare e quella ecclesiastica. Optando per questa si trasferisce a Reggio, nel 1727 assume il priorato della chiesa di S. Giacomo Maggiore ed ottiene la presidenza del “Santo Monte di Pietra”. Nicola compone la sua opera per dimostrare l’antichità e il diritto della sua famiglia a ricoprire la carica, assai ben remunerata, di presidente.
Per mezzo dell’ottima disponibilità finanziaria riesce a formare una discreta collezione (circa 200) di dipinti provenienti da chiese, oratori, cappelle reggiane. Nicola è interessato soprattutto alla pittura del ‘500 e del ‘600; per l’antichità ed il medioevo affida il compito di testimonianza ad una raccolta di iscrizioni latine.
Alla morte del priore nel 1768 i dipinti passeranno alla famiglia, mentre delle iscrizioni e dei marmi si perse ogni notizia. Una piccola memoria di questa raccolta epigrafica è riemersa in occasione delle ricerche operate durante i lavori di rinnovamento del Portico dei Marmi promosse dal direttore Giancarlo Ambrosetti.
Tra le carte del fondo Chierici è spuntata una richiesta datata 20 maggio 1862 al conte Arturo Tacoli di Modena, per poter ricoverare ai musei un’iscrizione conservata “nella casa del cappellano di San Giacomo Maggiore (la chiesa, abbattuta nel 1919, sorgeva dove è ora la Banca d’Italia) appoggiata al pozzo dell’attigua cantina.” La richiesta venne accolta e così la stele dei coniugi Caius Naevio Dromo e Naevia Philumina (assieme vissero felicemente ben 55 anni) è ora testimonianza della scomparsa della raccolta epigrafica del Dotto Priore Nicola Tacoli. (A.M.)
Dove: Portico dei Marmi