Un sottile filo di seta. Lucrezia Borgia e mastro Antonio

Lucrezia Borgia è sicuramente una delle figure più discusse del nostro Rinascimento. Una tradizione storiografica la vuole sinistra regina di tutti gli eccessi, eroina negativa, avvelenatrice, schiava del piacere e del desiderio di potere. Tesi più recenti la interpretano come vittima, sottomessa ai disegni politici del padre Papa Alessandro VI ed alle trame del fratello Cesare, il Valentino. In questi ultimi anni, buon ultimo Dario Fo, si tende a sottolinearne la volontà di essere donna libera in un mondo di maschi dominanti. Non so chi fosse realmente Lucrezia: forse le tre contrastanti tesi vanno integrate tra loro. Quello che voglio ricordare è che il 2 Agosto del 1502, accompagnato da una lettera di raccomandazione di Lucrezia, al tempo moglie di Alfonso d’Este, giunse a Reggio “Mastro Antonio setaiolo da Zenua”. Il 6 Agosto seguente fu stipulato un accordo tra lo stesso Mastro Antonio ed il Senato reggiano. Il setaiolo si impegnò ad impiantare telai per la lavorazione dei filugelli ed ad insegnare il mestiere di tessitore ad un numero uguale di giovinetti e giovinette (c’erano già le quote rosa). Il Senato garantì 100 ducati d’oro per il primo anno e lire 10 al mese di salario. Sono questi gli inizi dello sviluppo dell’Arte della seta a Reggio. Nel 1546 quando di costituì l’Arte della seta in città erano attivi 130 artigiani. Chiunque fosse Lucrezia, maliarda, assassina, vittima o donna libera, noi reggiani dobbiamo esserle grati. Lucrezia ebbe altri rapporti con la nostra città. Il 15 Settembre 1505, nasceva in cittadella Alessandro, figlio suo e di Alfonso, destinato a morire il successivo 15 Ottobre. Se vogliamo, inoltre, dare credito alla biografia romanzata di Lucrezia, scritta da Maria Bellonci, Reggio era particolarmente apprezzata dalla duchessa. A Reggio infatti in palazzo Sacrati, sulla via Emilia, avevano luogo i suoi incontri galanti e clandestini con Francesco Gonzaga, duca di Mantova. (A. M.)
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