Un antifascista fra gessi, stucchi e ferro battuto

Giulio Ferrari nacque a Reggio, nel 1859, in una famiglia fortemente permeata dallo spirito risorgimentale. Iscrittosi a medicina, dopo appena un anno si ritirò. Frequentò lo studio di Giovanni Fontanesi e si diplomò all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Sebbene Ferrari si sia poi dedicato a studi storico artistici, ci lasciò anche buone opere di pittura, tra queste la cupola di San Prospero, assieme a Manicardi, ed il soffitto del teatro Asioli di Correggio. Nel 1894 diresse, con Naborre Campanini, i restauri della facciata della Cattedrale, della quale ci lasciò uno splendido rilievo, conservato ai Civici Musei. Ottenuta la cattedra girò l’Italia in lungo e in largo, Foggia, Modena, Piazza Armerina, Piacenza, Napoli come insegnante di Storia dell’Arte.
Ferrari nel 1902 pubblicò un volume “La scenografia. Dal classico ai giorni nostri” nel quale mise a frutto la sua esperienza maturata in diversi allestimenti del Teatro Municipale. Nominato nel maggio del 1905 direttore del Museo Artistico Industriale a Roma, prese subito a riordinarne le raccolte e a provvedere a un moderno allestimento. Diretta emanazione di quest’impegno sono gli splendidi volumi dedicati alle arti minori e alla loro applicazione nell’architettura.
Uscirono, per i tipi di Hoepli, illustrati con disegni dello stesso Ferrari, libri dedicati all’impiego del ferro battuto, del legno, delle terrecotte, dei pavimenti in laterizio.
Allontanato dal Museo nel 1927 per il suo fiero e dichiarato antifascismo, Ferrari insegnò decorazione pittorica nella Scuola Superiore di Architettura, diretta da G. Giovannoni. Nel 1932, nella solita preziosa veste editoriale ricca di 180 tavole, pubblicò quattro volumi “Gli stili nella forma e nel colore. Rassegna d’arte antica e moderna”. Fu il suo canto del cigno: Ferrari morì a Roma nel 1934. Giulio Ferrari lasciò in dono ai Civici Musei una preziosa raccolta di disegni antichi e molti dei suoi acquarelli.(A.M)
DOVE: Portico dei Marmi, Arcata XXIV