Scava scava scava

A Rivaltella, ai piedi delle prime colline, sorge l’imponente “Casa dalle cento finestre”. La grande villa che Bartolomeo Ferrari Corbelli acquistò nel 1752 e che trasformò nel cuore di una grande tenuta agricola. Lo stesso Bartolomeo nel 1808, seguendo le indicazioni degli agronomi Filippo Re e Claudio Fossa “costruì sul torrente Crostolo un muro di sassi per un lungo tratto di un miglio e mezzo circa e con questa ardita opera si è assicurato non solo le contigue praterie, ma ha fatto l’acquisto di un migliaio forse circa di pertiche di terreno”.
E’ il figlio Luigi che ammoderna completamente la tenuta. Luigi è un liberale moderato, è colto, gli piacciono i cavalli, non gli piace la politica, ha viaggiato in Europa ed è soprattutto affascinato dalle novità della tecnica. Nel 1847, per collegare la proprietà alla strada del Cerreto, fa costruire (su progetto dell’ing. Schlegel di Milano) il primo ponte in elementi componibili di ferro e ghisa del reggiano.
Nel 1856 Corbelli si lancia nella sua impresa più ambiziosa e tribolata: l’escavazione di un pozzo artesiano. Da Parigi giungono un impianto “Degousée”, l’ing. Jacques Covy e il capo escavatore Nicholas Knein. Il 15 novembre 1856 iniziano i lavori: una vera e propria odissea. Il primo pozzo si ferma a 84 metri. Il secondo scavo viene interrotto a 92 metri per la morte, sul lavoro, di Knein. A Covy si sostituisce l’ing. Baver. Il terzo esperimento sembra più fortunato. La trivella scava, a 300 metri si trova il metano, poi acqua con petrolio infine acqua salmastra. A 682 metri ci si deve fermare, dopo 5 anni di lavoro l’impresa, costata 450.000 franchi d’oro è fallita.
Quasi cinico, nella sua puntuale esattezza, il commento del geologo Doderlein: “Questo gigantesco tentativo che disgraziatamente andò fallito dal lato industriale, risultò profittevole alla scienza, dappoichè rese palesi i terreni e le condizioni stratigrafiche che dominano nelle pianure dell’Emilia”. (A.M.)