Nizzoli portava sempre con se l’immagine della macchina da “vestire”. Lui è nato proprio così vestendo una macchina, e tuttavia si rifiutava di contrattare con la committenza certe modifiche che non gli piacevano. Se venivano a dire su un suo oggetto: “Questo l’avrei fatto così”, lui tagliava netto: “No questo va fatto proprio così”. Sapeva quello che faceva ed era capace di sostenerlo. (da Il modello nel design, la bottega di Giovanni Sacchi p. 21).
Dopo il 1945, rinnovati gli impianti e riprese le lungimiranti iniziative dell’anteguerra, Adriano Olivetti affida al grafico Giovanni Pintori e al designer Marcello Nizzoli la riconfigurazione della linea estetica dell’azienda: nel 1948 esce Lexicon 80 (progettata nella parte meccanica dall’ingegnere Giuseppe Beccio) e nel 1950 fa la sua comparsa la celebre Lettera 22. Infine la calcolatrice MC4S Summa, disegnata da Nizzoli su progetto tecnico di Natale Cappellaro, può essere considerata l’antesignana di una serie di fortunati modelli: Elettrosumma 14, Divisumma 14, e Summa 15, sfociati nella famosa Divisumma 24 (1956), riconoscibile per la distinzione tra le parti sottolineata dal diverso colore degli elementi.
Per Nizzoli l’architettura era un oggetto che constava di due parti: il meccanismo distributivo e l’involucro esterno. Il primo era solo un “accidente” di cui non si poteva fare a meno […] L’involucro invece era la parte viva dell’oggetto (o edificio) nella quale giocare tutto, tirando al massimo gli spessori del materiale, le curvature e ogni altro vincolo che si frapponesse tra lui e la forma da raggiungere. La massima razionalista a lui ben nota “la forma segue la funzione” era riduttiva rispetto alla sua poetica, a cui si adattava meglio la formula: “la forma interpreta espressivamente la funzione”. (M.M.)