Montesquieu e il ricchissimo ebreo

filatoio

Charles Louis De Secondat, barone di La Brede e di Montesquieu, visita l’Italia tra l’agosto 1728 ed il luglio 1729.
Montesquieu è viaggiatore particolare non è interessato solo all’antico, ma anche al moderno, vuole vedere tutto. Per lui vedere è capire. L’oggetto è bello ma è necessario seguire la strada pratica, materiale, come conduce a tale bellezza. La strada della tecnica.
Montesquieu giunge a Reggio sul finire del luglio 1728. La città non gli dispiace, “Reggio è abbastanza bella; le strade sono più larghe che a Modena e c’è più aria”, non cita monumenti particolari, né opere d’arte.
C’è qualcosa che lo interessa moltissimo.
“Sono stato da un ricchissimo ebreo che possiede un filatoio dove viene filata una grandissima quantità di seta ed ho visto tutte le diverse fasi della lavorazione.”
Una ruota fa girare un perno, che fa girare su se stessa una trave sottile verso cui sono rivolti dei lunghi assi che occupano tutta la larghezza della stanza intorno alla quale sono rivolti diversi e numerosi arcolai. In questa fase la seta passa dalle matasse che si sono formate dipanando i bozzoli nell’acqua calda, sulla navetta. Quindi viene messa sul filatoio dove viene filata, cioè le navette cariche girano e si dipanano formando una massa. Ma il filo passando attraverso un foro d’ottone, si rompe non appena c’è un punto debole o un difetto, e quindi viene ricongiunto da un operaio. Fatta la matassa le donne raddoppiano il filo di seta per fare l’organzino e quindi lo mettono nel filatoio e lo torcono. (A.M.)
Dove: For inspiration only, Diorama B