Una massima medievale recita “l’aria della città rende liberi”; si intende così ricordare come nello spazio urbano non abbiano valore giuridico i vincoli di servaggio, di dipendenza o i regimi fiscali di origine feudale.
Questa libertà va protetta: le mura, le torri, i bastioni sono immagine tangibile di questa protezione. La città per vivere non può rinchiudersi in se stessa deve comunicare con tutto il mondo esterno attraverso le porte.
Le porte urbane sono nello stesso tempo limite e punto d’incontro.
Negli affreschi di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo pubblico di Siena, il Buon Governo è rappresentato dalla città che si offre con le porte spalancate, nel Cattivo Governo le porte sono chiuse e serrate.
Si comprende quanto importante fosse nella realtà e nella simbologia della città medievale il ruolo delle chiavi urbiche e dei relativi custodi.
A Reggio, ogni anno veniva eletto un “uomo de bone nomine et legale” che aveva il compito di attendere al controllo delle chiavi. Ogni porta era custodita da due “Capitanei” e da un certo numero di Scoltae che venivano estratte a sorte da un notaio tra i liberi cittadini.
Al tramonto le porte si chiudevano a doppia chiave, una rimaneva al “Capitaneo” l’altra era consegnata al custode presso il palazzo comunale. All’alba “in mane tempestive” il custode spediva un proprio messo a riaprire le porte. (A.M.)
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