I corredi ritrovati.
Dal cratere del terremoto (Marche e Abruzzi) al Museo di Reggio Emilia
A cura di Enea Mazzetti
La ricerca archeologica, oggi, è caratterizzata da numerosi metodi ed approcci alla materia che vanno dall’analisi iconografica di superfici pittoriche vascolari e non, alle analisi archeometriche su manufatti antichi in metallo, ceramica, pietra e quant’altro possa emergere durante indagini “dirette” su un determinato sito posto sotto indagine.
Moltissimi sono i musei in Italia che custodiscono testimonianze dell’antico passato del nostro paese. Luoghi che spesso nascondono informazioni preziose in merito a popoli e culture che ci hanno preceduto e che molto avrebbero ancora da raccontare. Per dar voce a questi lasciti, talvolta silenziosi se non muti prima di una corretta analisi da parte degli specialisti, l’archeologia si avvale altresì di metodologie comparative che hanno come soggetto elementi inediti mai analizzati posti a confronto con manufatti noti alla letteratura scientifica di settore.
Nello specifico, molto si può ricavare dai reperti che compongono la Collezione di Paletnologia dei Musei Civici di Reggio Emilia, fonte inesauribile di dati sia per lo studioso esperto, sia per il semplice appassionato o curioso che voglia approfondire ed ampliare il proprio bagaglio culturale. Esattamente un anno fa, Enea Mazzetti, archeologo, si è occupato di tre lotti di materiali in metallo afferenti alla collezione reggiana, con l’intento di individuarne, ove possibile, pertinenza cronologica e appartenenza culturale. Unico dato certo dei tre “nuclei” di materiali erano le provenienze geografiche, rispettivamente riferibili al territorio di Ascoli Piceno, al comprensorio della Capitanata foggiana ed a Torre de Passeri, comune sito in provincia di Pescara.
Mesi di ricerca e di confronti hanno consentito di dare il giusto rilievo ai reperti trattati, tutt’oggi esposti in due delle numerose vetrine ottocentesche che custodiscono questo grande patrimonio. Si affacciano cosi elementi di corredi funerari riferibili al mondo piceno, come mostrano i pendagli bronzei e alcune fibule provenienti dall’Ascolano. All’antica Daunia potrebbero appartenere alcuni dei manufatti rinvenuti nel territorio della Capitanata mentre ad ambiti funerari Marrucini sarebbero da ricondurre gli esemplari scoperti a Torre de Passeri.
Tra forme e caratteristiche (talvolta squisitamente elaborate), questi oggetti ci raccontano delle loro origini, della cultura che li ha prodotti e del lungo viaggio attraverso il tempo che li ha condotti fino ai giorni nostri.
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