Viaggio tra i nuovi progetti di didattica diffusa costruiti da Musei Civici e Officina Educativa per assicurare continuità formativa, socialità e nuove esperienze di apprendimento.
“Per l’utile di chi studia e per la meraviglia di chi entra”. Questa iscrizione, che dall’Ottocento accoglie i visitatori all’ingresso dei Musei Civici di Reggio Emilia, testimonia un legame storico tra musei e didattica. Una relazione che si è sviluppata nel corso degli anni e si è trasformata in una profonda vocazione, fino ad essere riconosciuta oggi come vera e propria mission istituzionale. In quest’ottica, all’inizio dell’anno scolastico 2020-21, i Musei cittadini hanno aperto le porte a classi e studenti, in considerazione del dialogo stretto che da ormai 50 anni condividono con le scuole del territorio e nell’idea che l’esigenza di distanziamento sociale si può tradurre in un’opportunità per sperimentare nuove modalità didattiche in cui la meraviglia e la bellezza diventano strumenti per l’apprendimento.
“SCUOLA IN MUSEO” – È nato così – nell’ambito del più ampio progetto ‘Scuola Diffusa’ sul territorio, realizzato dal Comune attraverso Officina Educativa – il progetto “Scuola in Museo”, che vede i Musei Civici di Reggio Emilia ospitare per tutto l’anno scolastico in corso due classi della scuola primaria Zibordi a Palazzo dei Musei e due classi della scuola secondaria di primo grado Manzoni nella Biblioteca delle Arti.
Ogni classe dell’Istituto comprensivo Manzoni, inoltre, vivrà l’esperienza della “Scuola in museo” svolgendo attività educative fra le collezioni delle sedi museali per un’intera settimana.
La contingenza di questo particolare anno scolastico offre l’opportunità di vivere il museo come ambiente quotidiano, abitandone gli spazi e costruendo una programmazione condivisa fra insegnati ed educatori museali. Ai temi curricolari della scuola si integrano così nuovi approcci e nuove esperienze ‘transdisciplinari’, in cui i diversi ambiti si intrecciano costantemente. Alle classi sono stati dedicati spazi che, pur adeguati alle esigenze dell’emergenza sanitaria, hanno mantenuto la loro natura di laboratori, o atelier diffusi, luoghi di ispirazione ricchi di stimoli, in cui oggetti e materiali differenti sono in connessione e generano nuove relazioni, consentendo a bambini e ragazzi di approfondire le loro ricerche attraverso accessi differenti. Arte, storia e scienza si contaminano, permettendo di scoprire gli infiniti rimandi fra i tanti materiali che i Musei custodiscono, tra storie e racconti racchiusi nelle collezioni, dall’antichità alla contemporaneità.
Le prime settimane di questo progetto di didattica diffusa al museo hanno già restituito uno scambio proficuo e stimolante: i bambini si sono avvicinati allo spazio museo con curiosità, attenzione ed entusiasmo, mentre gli insegnanti hanno dimostrato la capacità di mettersi in gioco e sperimentare una didattica diversa, che tiene conto dell’ambiente e del rapporto con esperti ed educatori. È già iniziata, per esempio, una co-progettazione a lungo termine fra educatori del museo, personale di Officina Educativa, docenti dell’Istituto Manzoni, dell’Istituto Da Vinci e dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (Unimore) che muove da alcune tematiche scientifiche e si articola in una pluralità di approfondimenti riguardanti la storia, l’arte, l’archeologia e la geografia. I temi vengono affrontati in modo da consentire ai ragazzi di esplorare il museo in autonomia o in piccoli gruppi, creando una comunicazione interattiva e innescando una condivisione di saperi, idee e ipotesi. Unimore, in particolare, studierà l’efficacia del museo sugli apprendimenti, sullo sviluppo del pensiero critico e sulle strategie educative alternative.
IL MUSEO A SCUOLA – I Musei Civici hanno pensato di offrire alle scuole, oltre alle 60 attività in presenza nelle sedi museali di Palazzo dei Musei, Museo del Tricolore, Museo di Storia della Psichiatria, Didart e Galleria Parmeggiani, anche la possibilità di fruire di laboratori a distanza. C’è, quindi, la possibilità di mettersi in contatto, tramite videoconferenza, con gli esperti dei musei per attività e approfondimenti da vivere direttamente a scuola. Si tratta di una versione complementare ai laboratori tradizionali, tutti gratuiti e prenotabili dalle scuole nella stessa modalità di quelli in presenza. Attraverso narrazioni, laboratori e attività interattive, anche digitali, si potranno scoprire le collezioni museali e approfondire le tematiche del programma scolastico.
Accanto a queste proposte, sempre nella contingenza che impone alle scuole di limitare o addirittura non poter programmare uscite, per tenere vivo il dialogo e offrire alle scuole modi e occasioni di attività alternative che muovano da saperi e competenze diverse, il Museo ha pensato anche di trasferirsi, in parte, nelle scuole con il progetto Delivery Museum. Grazie a un’apposita installazione, materiali originali, fac simile e riproduzioni in 3D arriveranno all’interno delle scuole creando un’occasione, per i ragazzi, di prendersi cura del patrimonio culturale, di poterlo studiare e scoprire da diversi punti di vista. Saranno proprio i materiali dell’istallazione il punto di partenza per sviluppare attività che l’insegnante potrà svolgere direttamente in classe, in autonomia o con l’intervento di uno degli esperti del museo.
Sono, infatti, previste tre modalità di fruizione: attraverso l’intervento dell’esperto del museo che andrà in classe per proporre attività laboratoriali; con l’utilizzo di appositi kit didattici con cui preparare la classe a un incontro a distanza, che avverrà con gli esperti delle collezioni, direttamente dal museo; in autonomia, con la classe che potrà attivare azioni ed esperienze stimolate dagli oggetti arrivati e suggerite dagli educatori museali.
ASSESSORA RABITTI – “Quest’anno scolastico, partito in modo complesso – dice l’assessora a Cultura e Pari opportunità Annalisa Rabitti – ha l’occasione di diventare un anno indimenticabile in positivo, per le bambine e i bambini che hanno l’opportunità di vivere e abitare il nostro Museo, diventato la propria scuola. La ‘Stanza della Balena’, per esempio, ospita una classe e abbiamo scoperto che gli animali imbalsamati di Lazzaro Spallanzani ora hanno un nome, come lo hanno gli animali di casa, e vengono salutati ogni mattina dai bambini. Questa è una scuola che non rimane al suo posto, che ha saputo cogliere la sfida e ha deciso di immaginare un nuovo presente vivendo i luoghi della città.
“Come Amministrazione comunale abbiamo cercato di fare un passo in più – prosegue Rabitti – Ci siamo detti che non bastava offrire spazi, perché volevamo offrire sapere, contesto, bellezza, arte, competenze scientifiche e modi diversi di fare didattica. Ora stiamo osservando l’inizio di questa esperienza coraggiosa, stiamo cercando di capire cosa sta accadendo, e lo stiamo facendo tutti insieme: noi, le famiglie, i ragazzi, la scuola e l’Università, chiamata per aiutarci a documentare e non perdere quello che sta succedendo. Si tratta di un esperimento che sta funzionando bene. Ringrazio tutto il personale del Museo per l’entusiasmo dimostrato nel prendere in mano questo progetto, provando a lavorare su un terreno scomodo, nuovo, inventando e percorrendo una strada mai tracciata. Una domanda mi sorge spontanea: anche in tempi non segnati dal Covid possiamo immaginare di proseguire in questo senso? Io spero proprio di sì”.
ASSESSORA CURIONI – “Loris Malaguzzi diceva spesso che lo spazio fisico dovrebbe essere così importante nel processo di apprendimento tale da diventare il ‘terzo insegnante’, dopo l’adulto e i ragazzi – dice l’assessora a Educazione e Conoscenza Raffaella Curioni – Con il progetto ‘Scuola Diffusa’ si è cercato proprio questo: vedere e osservare ogni spazio educativo come luogo di apprendimento. Senza il Museo e senza tutti gli altri spazi educativi, come Banca d’Italia, Palazzo da Mosto, agriturismi, parrocchie, centri sociali, non avremmo mai potuto assicurare ai bambini e ai ragazzi di ritornare a scuola per riprendere il loro percorso formativo ed educativo. Il Museo, poi, è uno spazio magico, dove ci si può sentire veramente immersi nella storia e nei significati, un luogo che genera domande e curiosità, ma anche solo sguardi pieni di interesse. È un luogo dove tutto vibra e trasmette emozioni. Si impara anche solo guardando”.
DIRIGENTE SCOLASTICA LANDINI – Alessandra Landini, dirigente scolastico Istituto comprensivo Manzoni: “In un momento così complesso e delicato per i nostri studenti, progettare esperienze di scoperta e ricerca, ‘abitando’ contesti esteticamente e culturalmente stimolanti, credo possa essere un’offerta aggiuntiva che porta benessere formativo e speranza nel futuro. Inoltre, è una magnifica occasione di confronto e ibridazione di competenze col personale esperto dei Musei Civic e di Officina Educativa. Oggi più che mai creare sinergie non solo dettate dalle esigenze emergenziali, ma ‘pianificate’ col territorio per favorire esperienze sicure, sfidanti e profondamente ancorate ad un’idea di bambino curioso e competente, può essere una risposta a bisogni profondi di apprendimento ed interpretazione del reale. I bambini stanno abitando contesti antichi ed innovativi al tempo stesso, con nuovi setting formativi, e li vediamo felici: è bello vederli valorizzare ciò che scoprono con i loro docenti, co-costruendo nuove narrazioni di ciò che li circonda”.