147 – Da ambulanti a patrizi

Trivelli

L’ “ascensore sociale” che caratterizza la formazione della nobiltà estense di fine settecento, è esemplarmente rappresentato dalla storia della famiglia Trivelli. Di antica origine svizzera e d’estrazione popolare i Trivelli compaiono a Modena sulla fine del diciassettesimo secolo; svolgono l’attività di venditori ambulanti di seta. Nel 1718 Anton Maria risulta iscritto all’Università della seta di Reggio, nel 1737 è podestà dell’Arte, nel 1739 è tra gli 8 estensori degli Statuti. Trivelli capisce ben presto che la diversificazione tra setaioli e mercanti, che aveva caratterizzato il secolo precedente, è il vero tallone d’Achille che sta portando l’arte alla rovina.
Associa al capitale della ditta il fratello Domenico e la famiglia Spalletti, anch’essa originaria della zona di Locarno. Con questa nuova base economica gli Spalletti – Trivelli (le due famiglie si sono congiunte anche attraverso vincoli matrimoniali) unificano in un’unica società la produzione ed il commercio; con l’afflusso di capitali importano, dall’Inghilterra, telai di nuovo tipo, vengono a Reggio “tramatori periti, pettinatori espiati”.
Dai registri apprendiamo che commissioni giungono ai Trivelli da Costantinopoli, da Passav, da Augusta, da Breslavia, da Danzica, da Modane e da ben 48 città italiane. I drappi richiesti sono amburghesi, bastonetti, broccatelli, carrillè, damaschi, droghetti, felpe, gorgorani, lustrini, peruviennes, rasi, spinatine, terzarelle.
Giovanni Bandieri, successore a Gaetano Chierici nella direzione dei Civici Musei, dalla consultazione dei registri ha calcolato che in 12 mesi si siano prodotti tessuti per 29524 braccia reggiane equivalenti a 17182 metri. Nel 1786 i Trivelli chiudono le manifatture, nel 1787 le attività commerciali, nel 1794 vengono iscritti al Patriziato estense ed ottengono il titolo nobiliare. (A.M.)
Dove: For inspiration only, Diorama B