Giambattista Venturi nacque a Bibbiano (Reggio Emilia), l’11 settembre 1746. Studiò nel
Seminario-Collegio di Reggio Emilia, dove ebbe fra i docenti Spallanzani e Bonaventura Corti . Nel 1769 prese il posto di Corti sulla cattedra di Logica. Passò all’Università di Modena nel 1774, insegnando Filosofia e poi anche Fisica fino al 1798-1799, anno in cui fu eletto Presidente della Facoltà filosofica. Fu membro della Società Italiana dei XL, divenendone nel 1798-99 anche Segretario. Nel 1787 fu nominato Direttore dei Lavori pubblici del Ducato Estense. Il mutamento di regime avvenuto nel 1796 (da Ducato Modena divenne parte della Repubblica Cispadana, e poi della Cisalpina) lo portò a Parigi in qualità di Segretario di Legazione. Dopo il trattato di Campoformio dell’ottobre 1797, tornò in Italia e venne chiamato da Napoleone a far parte del Corpo Legislativo della Repubblica Cisalpina.
Trasferitosi a Pavia nel 1800 per insegnare Fisica teorica all’Università, non ricoprì mai la cattedra, essendogli stato affidato un incarico diplomatico, come Ministro Plenipotenziario a Berna. Si trattenne in Svizzera fino al 1813, in seguito fu giubilato. Morì a Reggio il 10 ottobre 1822.
Studioso eclettico e coltissimo, si occupò di varie discipline scientifiche. Partecipò alla controversia tra Galvani e Volta, prima collaborando con Aldini alla ristampa modenese del Commentarius galvaniano e finendo poi per aderire alle tesi voltiane. Noti sono i suoi studi nel campo dell’ottica, dell’acustica, dell’idraulica. In particolare legò il suo nome a ricerche di idrodinamica, realizzando un dispositivo di misurazione conosciuto tuttora come “tubo Venturi”. Come storico della scienza, da ricordare sono gli studi su Galileo Galilei. Fu inoltre il primo fisico a sottolineare l’importanza del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. Nell’ultimo anno di vita pubblicò una Storia di Scandiano, riccamente documentata. Alla sua morte, lasciò oltre 20.000 volumi, numerosissime stampe e manoscritti, che sono oggi conservati presso la Biblioteca Municipale “A. Panizzi” di Reggio Emilia. (S.C.)
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