La rinascita del Tricolore

Nella prima metà degli anni ’40, si apre una nuova fase politica: Vincenzo Gioberti, arrestato nel ’33 per aver simpatizzato con la Giovine Italia e quindi costretto all’esilio, prende atto dei ripetuti insuccessi dei moti mazziniani e indica la via di una pacifica rinascita della nazione italiana attraverso la costituzione di una confederazione degli stati esistenti sotto la presidenza del papa. Nasce il movimento neo-guelfo. L’elezione al soglio pontificio di Pio IX sembra avverare la figura del papa liberale immaginata da Gioberti.
Il 23 marzo 1848, Carlo Alberto decide di intervenire militarmente contro l’Austria, nel momento di varcare il Ticino ordina che il suo esercito adotti la bandiera tricolore con sovrapposto lo stemma sabaudo. Al segretario del Ministro dell’Interno Bigotti viene frettolosamente affidato l’incarico di elaborare il modello della nuova bandiera: al tricolore, ormai definitivamente simboleggiante gli ideali d’indipendenza e nazionalità, si aggiunge il tradizionale stemma sabaudo rappresentato dalla croce bianca in campo rosso, orlato d’azzurro.