#MuseoPop / Avventure da salotto

«È un bel po’ che la gente abbandona le proprie cose in questa zona; fin da molto prima che l’Inghilterra fosse l’Inghilterra.»

Nel 2003 lo scrittore statunitense Bill Bryson torna a vivere in Gran Bretagna insieme alla famiglia e acquista una casa molto particolare, una vecchia canonica nella contea di Norfolk, che gli ispirerà un libro brillante e dal carattere enciclopedico, “Breve storia della vita privata” (Guanda, 2011, in originale “At home”, Doubleday, 2011), un viaggio nel tempo e nello spazio ispirato dalle stanze della casa e da oggetti e arredi in essa contenuti.

Confrontandosi con un amico archeologo, infatti, Bryson si rende rapidamente conto di quante persone abbiano vissuto e lasciato tracce sul territorio prima di lui, e di come tutte queste persone abbiano prodotto nei secoli “un bel po’ di cultura materiale”. Ne sono prova le migliaia di scoperte archeologiche registrate ogni anno in Gran Bretagna: in particolare, il ritrovamento di un ciondolo portafortuna romano accende la fantasia dell’autore, che immagina il suo antico proprietario mentre lo cerca invano tra le pieghe della propria toga.

Proprio la ricerca di questa connessione con le vite delle persone che lo hano preceduto dà il via all’esplorazione domestica, per osservare come cultura materiale e stili di vita si sono evoluti nel tempo, scoprendo connessioni inaspettate, ma anche bruschi cambiamenti, oggetti e abitudini svaniti nel tempo.

Nel primo capitolo in cui vengono presentati alcuni eventi particolari dell’anno in cui è stata costruita la Canonica, il 1850: è stato l’anno dell’Esposizione universale di Londra, che ha portato il mondo e le sue meraviglie nel magnifico e innovativo edificio del Crystal Palace, e anche l’anno in cui la Gran Bretagna ha indetto un censimento della popolazione.
Con grande leggerezza poi Bryson racconta del parroco di campagna, (primo proprietario della canonica) una categoria di “individui istruiti e danarosi con molto tempo a disposizione che cominciarono di propria iniziativa a fare cose notevoli”: ad esempio, selezionare nuove razze di cani (Jack Russel), occuparsi di linguistica, Matematica, scienze, demografia (Malthus).

Nell’atrio, così importante nell’antichità classica, e ora un semplice accesso, Brison parte dagli albori dell’urbanizzazione, destreggiandosi tra scoperte archeologiche affascinanti come la millenaria città di Çatalhöyük o le particolari abitazioni di Skara Brae, fino ai popoli che al crollo dell’impero romano invasero la Britannia, e pone le questioni della domesticazione di animali e piante, dell’agricoltura e dell’agricoltura e dei primi insediamenti urbani.
Tra cucina, retrocucina e dispensa si dipana la storia della preparazione dei cibi e delle innovazioni per conservarli, ma anche la storia dei ricettari, ed emerge dall’ombra la vita quotidiana della servitù domestica, fatta di moltissimi compiti gravosi tra approvvigionamento, manutenzione e pulizie della casa.

La scatola dei fusibili è un pretesto per raccontare la storia dell’illuminazione, dalle candele all’elettricità, mentre nel salotto si ripercorre la storia delle arti decorative, fiorite con l’avvento della borghesia, ma anche delle spezie, del te e del caffè.
Nel percorso tra la cantina e l’andito si indaga l’uso dei materiali da costruzione dall’antichità, alle grandiose magioni della nobiltà inglese, spesso travolte dalle esagerate ambizioni di architetti e proprietari, per approdare alle altrettanto ambiziose ville dell’alta società americana, che ha in parte raccolto le vestigia dell’aristocrazia inglese.

 

Copertina dell’edizione italiana

Dal giardino emerge la geniale e lungimirante figura dell’architetto paesaggista del ‘700 Capability Brown, che ha contribuito a plasmare l’aspetto attuale della campagna inglese, e scopriamo la storia dei fertilizzanti e dei primi tagliaerba.

Salendo le scale e visitando la camera da letto, lo spogliatoio e il bagno entriamo nell’intimità della vita domestica, ripercorrendo le abitudini igieniche ma anche le epidemie che affliggevano Londra nel 19° secolo, insieme alle tradizioni legate a matrimoni e funerali, e la storia della produzione dei tessuti.
Il capitolo sulla camera dei bambini è dedicato alla storia dell’idea di infanzia, e alla vita dei bambini attraverso le epoche, mentre nella soffitta scorrono le figure dei grandi scienziati dell’ottocento, geologi, naturalisti, archeologi, come Darwin o John Lubbock, che con la legge sulla salvaguardia dei monumenti e resti archeologici del 1882 ha ispirato i moderni principi di conservazione.

Brison ci conduce attraverso la Storia con amabilità ma sempre consapevole delle questioni, dei problemi e delle sfide che ha affrontato l’umanità nel passato, e che certo non mancano nel presente, concludendo con una nota malinconica e polemica.
Sul finale, infatti, la riflessione sulla crisi economica che ha portato, nell’800, anche alla svendita della canonica (e di tanti altri patrimoni, mobili e immobili) è occasione per osservare quanto in fretta possano cambiare le condizioni e i fattori che determinano la nostra vita, e quanto spesso, paradossalmente, nel tentativo di costruire felicità, si danneggi l’ambiente che ci ospita, peggiorando di conseguenza anche la nostra qualità di vita.

Copertina dell’edizione originale

Bill Bryson è un giornalista e scrittore nato nel 1951 in Iowa (USA). È noto soprattutto per i suoi libri di viaggio, ricchi di aneddoti storici e culturali, umorismo e ironia (“Notizie da un’isoletta”, “In un paese bruciato dal sole”) ma anche per i suoi saggi di divulgazione storici e scientifici, molto apprezzati per la capacità di comunicare al grande pubblico temi e materie anche molto diversi con competenza e leggerezza di tono. (“Breve storia di quasi tutto”, “Il mondo è un teatro”, “Breve storia del corpo umano”).
Brison ha lavorato come giornalista per i quotidiani The Times e The Indipendent in Gran Bretagna, paese in cui ha vissuto per la maggior parte della sua vita; possiede anche la nazionalità Britannica. Dal 2005 al 2012 Bryson è stato cancelliere dell’Università di Durham in Inghilterra, una carica onorifica che gli ha consentito di promuovere svariate attività culturali, di utilità pubblica e legate alle attività studentesche.

Chiara Ferretti