A causa della pandemia dilagante anche i musei sono stati chiusi: il necessario ricorso a percorsi di visita solo virtuali, organizzati sia per i pubblici che per gli studenti, senza dubbio utili per tanti approfondimenti, ha fatto perdere quel piacevole coinvolgimento che si avverte dall’essere circondati dagli oggetti che racchiudono e testimoniano tante storie. Non potendo al momento lavorare sui percorsi espositivi reali e volendo mantenere vivi i rapporti con i loro pubblici e i loro studenti, i musei hanno potenziato l’utilizzo degli strumenti multimediali e dei social network.
Nell’ambito delle Rete dei Musei Universitari si è pensato che potesse essere utile un luogo virtuale, uno spazio aperto in cui poter scambiare e condividere esperienze non solo tra Musei Universitari ma tra chiunque si occupi di conservazione, valorizzazione e protezione del patrimonio culturale inteso come “un insieme di risorse ereditate dal passato che le persone considerano, al di là del regime della proprietà, un riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni in continua evoluzione includendo tutti gli aspetti dell’ambiente derivanti dall’interazione nel tempo tra persone e luoghi” (Convenzione di Faro, art. 2).
Da queste riflessioni, di cui si sono fatti promotori i responsabili e curatori dei Musei di ventidue Università italiane, è nata la positiva esperienza della rivista trimestrale bilingue (italiano e inglese) University Heritage, il cui sottotitolo Cultural Heritage Network vuole evidenziare come le esperienze culturali dei Musei Universitari possano ricollegarsi alla molteplicità dei temi che riguardano più in generale il patrimonio culturale.
La rivista si pone come piattaforma di scambio di ricerche, approfondimenti e sperimentazioni sull’heritage inteso come strumento di conoscenza e d’integrazione delle memorie culturali delle comunità, prevedendo un’apertura interdisciplinare ai temi delle buone pratiche di sostenibilità, accessibilità e partecipazione, alla nuova cultura del digitale, all’utilizzo dello storytelling e della gamification e alle necessarie scelte dovute alla pandemia.
I primi due numeri della rivista sono il risultato di un lavoro condiviso che mette in luce, attraverso esperienze e riflessioni di una vasta gamma di professionisti, molteplici aspetti, descrizioni e interpretazioni del patrimonio culturale, con l’obiettivo di raggiungere, anche attraverso la presenza della rivista nei social network, un pubblico sempre più vasto e differenziato.