Chi non conosce Lara Croft, la protagonista della famosissima serie di videogiochi Tomb Raider? Prima eroina a sbarcare su console, Lara è un’archeologa molto avvenente, fredda e impavida, capace di tutto pur di portare a termine la sua missione: questa è l’immagine che affiora nella mente dei più, ma in questa sede tratteremo invece di una più recente caratterizzazione del personaggio, una versione ben più ‘umana’, quella ideata dalla giornalista e sceneggiatrice di videogiochi Rhianna Pratchett.
Risale al 2013 la pubblicazione del reboot della serie Tomb Raider (PEGI 18) con protagonista una giovane Lara, ragazza ancora acerba, semplice nei modi nonostante la sua nobile origine e appassionata di archeologia come il padre. Compiuti ventuno anni e diventata archeologa, decide di partire per la sua prima avventura alla ricerca di manufatti antichi. Si imbarca così sulla Endurance, una nave capitanata da Conrad Roth, ex capitano della marina britannica e vecchio amico di famiglia, diretta verso il regno perduto di Yamatai nel Mar del Diavolo. Ormai prossimi all’arrivo, a causa di una violenta tempesta la nave affonda, ponendo così Lara in una situazione estrema da cui dovrà uscire facendo affidamento sulle sue sole forze.
Rispetto alla versione precedente, la Lara Croft di Rhianna Pratchett è preda della paura, spaventata, insicura: teme di essere l’unica sopravvissuta al naufragio su un’isola che di li a poco scoprirà essere popolata da una setta religiosa che venera Himiko, la regina del sole a capo del regno di Yamatai. Ciò che la attende sull’isola va ben oltre l’estremo: viene fatta prigioniera, scampa ad un tentativo di violenza, perderà alcuni suoi compagni di viaggio davanti ai suoi occhi, compirà le più terribili azioni per sopravvivere e salvare i compagni che restano. Una versione di Lara molto più cupa, protagonista di una storia dai toni ben più pesanti rispetto ai precedenti capitoli del gioco e che per questo motivo non tutti i fan della serie hanno saputo apprezzare.
La critica ha espresso un giudizio più volte negativo, secondo cui la nuova versione di Lara si discosta troppo dalla precedente: la prima era pronta a partire a bordo del suo jet privato, con armamento completo pronta per affrontare ogni tipo di situazione, sicura e determinata, la seconda sceglie di vivere non da milionaria quale è, ma conduce uno stile di vita semplice, in cui però è più facile immedesimarsi. Inoltre, la nuova Lara appare più preda che predatrice, dando la sensazione ai videogiocatori di dover sempre scappare e difendersi piuttosto che agire per primi. Il loro carattere è all’apparenza troppo diverso e i fan si chiedono dove sia finito il sarcasmo, l’atteggiamento menefreghista e la sensualità della Tomb Raider degli anni novanta. Come afferma Pratchett, la sicurezza e la determinazione nella sua Lara sono ancora sopite, ma le avventure di cui è protagonista nella trilogia di videogiochi Tomb Raider, Rise of the Tomb Raider (2015) e Shadow of the Tomb Raider (2018 – quest’ultimo non sceneggiato da Rhianna Pratchett) la trasformano nella razziatrice di tombe che è destinata ad essere. È dalla sua fragilità, dalla sua insicurezza che emerge il suo coraggio, la sua forza, la sua resilienza, perché «senza paura, il coraggio non esiste».
Martina Mariani
Laureanda in “Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale”
Università di Parma