Nella mitologia greca, Eros compare come una delle tre forze primordiali, dopo Chaos/Voragine(vuoto oscuro) e Gaia/Terra. In origine questo “vecchio amore” dai capelli bianchi, come lo raffiguravano i Greci, prescindeva dai generi maschile e femminile, poichè non esistevano ancora gli esseri sessuati.
Eros rappresentava dunque un’energia che scaturiva dall’Universo stesso. Grazie a questa forza primordiale, Gaia partorisce Ouranos/Cielo e Pontos/Acqua(fluttuo marino): <<ciò che libera e palesa è proprio l’istinto che, nell’oscurità, dimorava al suo interno>> (cit.“L’universo, gli dei, gli uomini”). Con la nascita dell’uomo e della donna, Eros muta la sua natura, poiché l’ obiettivo primario diviene quello di accoppiare i sessi opposti, per generare nuova vita. Questo amore che fonde, unifica e riunisce, implica obbligatoriamente un desiderio reciproco, un “consenso” da entrambe le parti.
In Freud, Eros compare come espressione delle pulsioni umane e sessuali. Rappresenta una forza non solo fisica ma anche psichica che è insita nell’essere umano, desiderio di vita e di piacere, sempre attivo e insoddisfatto, come la nostra continua ricerca della felicità. Antitesi di Eros è Thanatos, la morte : se il primo è simbolo della pulsione alla vita, il secondo racchiude in sé la tendenza autodistruttiva . Da Eros nasce la vita che inesorabilmente terminerà mediante Thanatos.
Il tema dell’eros e della sessualità è più che mai attuale e controverso, nonché talvolta “spinoso”. Sembra quasi che il voler prendere consapevolezza del proprio essere, accettando pulsioni e desideri, rappresenti ancora un grande tabù . Viviamo in un’epoca in cui troppo spesso e con troppa facilità il corpo diventa oggetto di mercificazione, nonchè primo “strumento” di comunicazione, eppure i termini “erotico” e “sessuale” continuano ad assumere un’accezione nagativa.
La rassegna cinematografica proposta lo scorso febbraio da Ghirba-Bio, presso la Gabella di via Roma, ha posto al centro il tema dell’eros e della sessualità, il processo di introspezione dell’uomo che nel corso della sua esistenza impara a conoscere, accetta e muta le proprie pulsioni erotiche. Naturalmente, l’Eros odierno non è più forza primordiale che prescinde dai sessi, non rappresenta l’impeto che scaturisce dall’interno, al contrario, si mostra più affine alla definizione Freudiana di tale concetto.
Il termine “sessualità”, oggi, racchiude in sé molteplici sfumature quali la conoscenza del proprio essere, a livello identitario, ed il rapporto con “l’altro”. Il lungometraggio “Touch me not” (regia di Adina Pintilie), vero e proprio ospite d’onore del festival, nonché vincitore dell’Orso d’oro al festival cinematografico di Berlino nel 2018, pone al centro la conoscenza di sè, dell’Eros, per così dire, “introspettivo”, esplorando la tematica dell’asessualità . Regista e personaggi intraprendono una ricerca che li condurrà ad una maggiore consapevolezza della propria intimità e sessualità.
I tre attori protagonisti incarnano, di fatto, le sfumature con cui l’uomo vive il rapporto tra corpo e desiderio. La narrazione è intervallata da vere e proprie interviste che la regista rivolge ai suoi personaggi, e questa stessa invade spesso il set, dialogando con gli attori. La cinepresa funge da specchio, mezzo non solo di racconto ma anche di indagine e riflessione.
L’evento promosso da Ghirba ha rappresentato un esempio di tendenza anticonformista e anticonvenzionale, volto a stimolare il senso critico dei cittadini. Attraverso questa rassegna cinematografica si è posto al centro un tema che non solo è attuale ma addirittura primordiale.
Chiara Eboli
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Art Ad.Virus è un progetto nato e ideato con la congiunzione di diversi eventi più o meno inaspettati: l’evolversi della pandemia da Covid, il sopravvivere della cultura (e dell’arte) nel mezzo di questa e l’elezione di Parma (e anche Reggio Emilia e Piacenza) come Capitale Italiana della Cultura 2020+2021. Di fronte a questa situazione, abbiamo capito quanto fosse importante che la cultura non restasse al suo posto, ma uscisse dai luoghi a questa deputati, chiusi per il lockdown; abbiamo quindi scelto alcune tematiche che si susseguiranno con scadenza mensile, ognuna delle quali approfondita in relazione ai diversi ambiti dell’arte figurativa: pittura scultura, archeologia, performances, cinema e tanti altri. Perché questo nome? Ci siamo ispirati alla figura lavorativa dell’Art Advisor, a cui abbiamo preferito sostituire parte del nome con un termine attualissimo: virus. È in realtà un augurio: di farci contagiare inaspettatamente dall’arte e dalla cultura che Reggio Emilia e il suo territorio offrono.
Art Ad.Virus è un progetto a cura di Martina Ciconte, Chiara Eboli, Benedetta Incerti, Maria Chiara Mastroianni, Lorenzo Zanchin del Servizio civile volontario