Loving Fontanesi / Incontri con i curatori
Ciclo di incontri d’approfondimento con i curatori delle diverse sezioni della mostra “Antonio Fontanesi e la sua eredità. Da Pellizza da Volpedo a Burri”.
“Fontanesi e gli artisti: il rapporto con il divisionismo”
con Alessandro Botta
Il processo di pieno riconoscimento dell’opera di Antonio Fontanesi (1818-1882), dopo la sua morte, sarà lontano a venire. Bisognerà infatti attendere sino all’Esposizione Retrospettiva della Promotrice di Torino del 1892 per ritrovare un rinnovato interesse verso il suo lavoro, presentato nell’occasione con sessantotto opere, divise tra dipinti e disegni: una circostanza posta ormai a debita distanza dalla sventurata mostra del 1880 (occasione nella quale Fontanesi si presentava con le Nubi, senza ottenere il successo sperato), necessaria per tornare ad osservare senza pregiudizi la sua pittura, tanto da un punto di vista tecnico, quanto compositivo. Una visone tutt’affatto nuova del suo lavoro, riletta, oramai, anche attraverso la luce delle contemporanee esperienze divisioniste, che proprio sul tema del paesaggio trovavano uno dei motivi di massima espansione e ricerca.
Quanto Fontanesi potesse rappresentare per la generazione di artisti nati dopo gli anni Cinquanta (escludendo i suoi allievi dell’accademia torinese, sempre fedeli al ricordo del maestro), ben lo dimostrano le attestazioni di interesse e stima verificabili già a partire dagli anni Novanta. È in particolare il pittore Vittore Grubicy che, attraverso la sua ferma attività di critico, si fa in più occasioni portavoce dell’importanza di Fontanesi, affermando l’attualità della sua pittura anche dopo la sua scomparsa. Un interesse verso il pittore che nasceva dalla conoscenza diretta dello stesso, incontrato in occasione della Mostra postuma delle opere di Tranquillo Cremona, organizzata -proprio da Grubicy- nel 1878, presso il Ridotto del Teatro alla Scala di Milano.
Se da un lato gli artisti riconoscevano nel maestro di Reggio un precursore della tecnica divisionista, la sua pittura ben si adattava -dall’altra- ad essere interpretata alla luce della nuova concezione del paesaggio come “stato d’animo”.
Un riconoscimento verso l’artista che non si limitava esclusivamente alle parole ma che -nel caso di Grubicy e di Luigi Conconi- si estendeva a forme di collezionismo diretto: un’attestazione certa di stima verso l’artista e il suo lavoro ma anche, verosimilmente, una scelta che riconosceva nella pittura del maestro un modello di studio per le loro rispettive ricerche.
Quasi dieci anni più tardi dalla retrospettiva torinese, nel 1901, la sala fontanesiana all’Esposizione internazionale di Venezia apriva ad un interesse più ampio e, finalmente, ad un pieno riconoscimento del pittore da parte della critica “professionale”, sino a quel momento scarsamente interessata ai suoi lavori. Gli artisti, dal canto loro, non mancavano di ribadirne -ancora una volta- l’importanza, sottoscrivendo una serie di iniziative atte a rivalutarne la figura. L’artista rappresentava, infatti, un valore in grado di convogliare gli interessi di generazioni (e orientamenti) trasversali di pittori, come una sorta di riferimento imprescindibile da cui ripartire, per costituire una moderna discendenza della pittura di paesaggio in Italia.
Al termine della conferenza sarà possibile visitare la mostra “Antonio Fontanesi e la sua eredità. Da Pellizza da Volpedo a Burri” con accesso gratuito.
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la mostra:
Antonio Fontanesi e la sua eredità. Da Pellizza da Volpedo a Burri
Palazzo dei Musei, 6 aprile – 14 luglio 2019
Info e biglietti Vai alla pagina della mostra
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L’iniziativa è ad ingresso gratuito e senza obbligo di prenotazione
Info:
0522 456816 Palazzo dei Musei, via Spallanzani, 1
Durante gli orari di apertura della sede.
musei@comune.re.it