11. Il sentimento della natura
Sala fiamminga
Gysbrecht Leytens, seguace di (o Maestro dei paesaggi invernali), Paesaggio invernale con la fuga in Egitto, Anversa 1586 – prima del 1656, olio su tela, cm. 72 x 104
Antonio Fontanesi (Reggio Emilia 1818 – Torino 1882), Solitudine, 1875, olio su tela, cm. 150 x 115
Che cosa può unire il secentesco paesaggio fiammingo riferito niente di meno che al “Maestro dei paesaggi invernali” a una delle più intense e profonde visioni di paesaggio romantico di Antonio Fontanesi? Ovvia è la distanza nella ricerca pittorica dei due artisti. Il fiammingo si impegna in una rappresentazione il più possibile analitica e minuta del dato di paesaggio, illuminato da una luce diffusa attenta a equilibrare luci e ombre in modo da facilitare la lettura della profondità dello spazio, e ottiene un risultato di piacevole veduta fiabesca animata da rapide e minute figurine che spiccano sul candido nitore della scena.
In Fontanesi il paesaggio diventa invece espressione del suo più intimo stato d’animo; resiste il tipico schema compositivo col grande albero come quinta laterale, la scansione tra terra e cielo scandita dalla linea dell’orizzonte, ma tutto poi si complica tra pennellate rapide di colore e accensioni luministiche, profondità inedite suggerite nel cielo da sfondati di luce o avanzamenti quasi tridimensionali tra le zolle del primo piano, immersione quasi virtuale nella verità di un paesaggio di cui quasi avvertiamo la fisicità.
Eppure l’accostamento ci stimola a nuovi confronti; la resa dei rami dell’albero per esempio, in Fontanesi assunta a significati di simbolico riferimento alla sua solitudine esistenziale, ma certo memore di tutta una tradizione di origine nordica esercitata nella resa della linea dei contorni degli elementi di natura, e infine la similitudine tra la posa reclinata della pastora e l’immagine della Madonna china sul Bambino nell’abbozzata Fuga in Egitto con cui il maestro fiammingo vuole nobilitare la sua ennesima “cartolina” di paesaggio invernale.