21 Settembre 1796: elezioni o della democrazia

Il 26 agosto 1796 il Senato di Reggio (corrisponde all’attuale Consiglio comunale) avocò a sé il governo della città e del ducato, «per mantenere un qualche ordine nella città sommossa dalla subita mutazione del governo». Il foglio volante che annuncia tale decisione è conservato al Museo del Tricolore. Il Senato era però espressione dell’Ancien régime; doveva quindi essere riformato. Vennero indette nuove elezioni per il 12 e 13 settembre. Tutti i maschi capifamiglia, divisi per vicinie (parrocchie) dovevano eleggere un rappresentante ogni cento votanti. I rappresentanti avrebbero poi provveduto a nominare i nuovi consiglieri delegati a scrivere la «nuova costituzione tutta democratica». Come in tutte le elezioni vennero presentati programmi politici. Un cittadino sacerdote della vicinia di San Nicolò propose questi punti (tralascio i tecnicismi e gli scontati inviti alla libertà di pensiero, di espressione, di stampa e di religione):

1. Che ogni individuo non potesse occupare che un solo impiego.
2. Che lo stipendio fosse in proporzione dell’opera.
3. Che gli uffici non fossero troppo complicati.
4. Che venisse compiuto un corso di scienze con la scelta di ottimi professori
5. Che si levassero le privative contrarie affatto al comune vantaggio.
6. Che si proteggesse il commercio.
7. Che si sopprimesse il gioco del lotto comecché immorale e che smunge
gli incauti colla speranza.
8. Che si provvedesse al miglioramento delle carceri, luride e insalubri.
9. Che si procurasse che vi fossero poche leggi, perché ciò è procurare confusione.
Queste sono proposte di sconcertante attualità che tutt’ora sottoscriveremmo
senza incertezze. Una, la seguente, ci farebbe nascere qualche incertezza.
10. Che si illustrassero le arti, chiamando bravi artisti, di cui questa città è
misera quasi in ogni classe.