Le“bandeiras”

Tra i tanti materiali raccolti dai fratelli Schivazzappa e pervenuti ai Musei Civici si trova un coloratissimo quadretto composto da innumerevoli e variopinte penne di pappagallo. In campo verde e giallo oro, colori nazionali del Brasile, è inserito lo stemma dei Braganza, famiglia reale del Portogallo. Nel 1807 Napoleone occupa la nazione lusitana. Re Giovanni VI abbandona Lisbona e ripara nella antica colonia brasiliana. Nel 1808 la corte si installa a Rio de Janeiro e prende vita il Regno del Brasile. Giovanni VI rimane oltre Atlantico sino al 1821. Richiamato a Lisbona lascia la reggenza al figlio Don Pedro I che, il 12 ottobre 1822, proclama l’indipendenza della colonia, concede la Costituzione e si autoproclama Imperatore. Nel 1831 Pedro I abdica in favore del giovanissimo figlio Pedro II. Con una reggenza lunga alcuni decenni, costui da vita ad uno dei più lunghi regni della storia. L’Imperatore abdicherà nel 1888. Il lungo periodo di governo permette il consolidamento delle strutture economiche e sociali del paese, sviluppate soprattutto nella fascia costiera, e crea le condizioni per l’allargamento dell’occupazione della zona interna amazzonica. I latifondisti recuperano e rianimano il fenomeno delle “bandeiras”. Sono queste vere e proprie compagnie di ventura composte di ex militari, poveri, immigrati, avventurieri, schiavi liberati che procedono alla colonizzazione forzata ed allo sfruttamento dei territori vergini. A queste bandeiras si deve la massiccia e feroce cancellazione di molte popolazioni native. Sono poi gli stessi bandeirantes che fanno giungere in città i cimeli delle culture distrutte. Il nostro quadretto è un’interessante dimostrazione di questo contatto tra le culture native e le necessità di rappresentazione dei coloni. La tecnica di fabbricazione tipicamente indigena infatti viene applicata per ottenere la bandiera nazionale degli occupatori.