L’ uomo che si impadronì della falange di Ludovico Ariosto

Un ritratto fotografico degli anni ’70 del 1800, ci mostra un signore alto, magro, distintamente seduto. L’uomo indossa una inappuntabile giacca a tre quarti, ha chioma bianca e fluente, i baffi e la “mosca”, dal volto traspare serena austerità: l’uomo è N. H. Giuseppe Turri. Nato a Reggio da agiatissima famiglia, nel 1802 studiò filosofia, matematica, per laurearsi infine in giurisprudenza. La sua carriera fu simile a quella di molti suoi contemporanei: ebbe incarichi dagli Estensi, fu Podestà di Castelnuovo di Sotto, dal Governo Provvisorio del 1848 e dalla Guardia Nazionale del 1859. Dopo l’Unità d’Italia Turri si trasformò in portavoce dei cattolici intransigenti: fondò e diresse due riviste. Il “genio cattolico”, destinato ad aristocratici e borghesi ed “il consigliere del popolo” indirizzata ad artigiani e contadini. Nelle vesti di rigoroso polemista antisabaudo e tradizionalista, i liberali lo definirono “fossile antidiluviano”, fu in stretta relazione epistolare con San Giovanni Bosco. Giuseppe Turri morì nel 1878.
Tutta la sua vita fu caratterizzata da una divorante passione. Per anni Turri acquistò, impegnando un notevole capitale, tutto quanto trovasse di scritto riguardante la storia di Reggio. Donò tutto all’archivio ed alla Biblioteca Municipale. Immaginate la sua eccitazione quando, dopo anni passati a raccogliere scritti, riuscì a mettere le mani sulla falange di uno scrittore. Nel 1801 le ossa dell’Ariosto erano state trasferite dalla chiesa di S. Benedetto alla Biblioteca Ferrarese. Intorno al 1870 Turri, in parte rivendicando i diritti di Reggio, città natale di Ludovico, in parte offrendo una non indifferente sommetta, riuscì a farsi consegnare una falange del poeta. Per garantirne l’autenticità, Turri, pubblicò ben tre rogiti riguardanti il passaggio dell’osso. Per onorare l’ispirata falange, Turri, con legno, vetro, carte colorate, velluto mise insieme un piccolo, arzigogolato mausoleo. Il piccolo osso monumentalizzato fu solennemente donato al comune l’8 Settembre 1874, ricorrenza del quarto centenario della nascita del poeta.
Turri compose, pure, una non ispirata sestina che doveva servire da epigrafe alla falange:

Del corpicciuol che Daria al mondo pose
son oggi quattro secoli finiti
ecco un piccol frammento: lo ripose
in questi luoghi a lui tanto graditi
un cittadin che Lodovico onora
ne vuol che qui la sua memoria mora.