L’economista

Il busto di Gasparo Scaruffi (1519-1584) ci accoglie nel portico dei marmi. Viva e naturale è la testa pensosa la cui definizione puntuale contrasta con la semplicità del busto liscio dove i lacciuoli, della giubba, sciolti segnano un punto di quotidianità. Lo scultore Prospero Sogari “il Clemente” ci rappresenta l’amico all’età di sessanta anni. Di Gasparo si è molto scritto, le sue tante attività, mercante, banchiere, zecchiere (condannato per frode sulla lega delle monete da lui coniate), scrittore di economia, mecenate, collezionista, sono state sviscerate. Il suo trattato “L’alitinonfo”, in cui viene proposto un sistema monetario unico per le nazioni (se vogliamo un lontano pregenitore dell’Euro) è tutt’ora studiato. Esiste però un lato della sua personalità lasciato in ombra. L’interesse che Gasparo nutriva per la chimica o più probabilmente per l’alchimia. Bernardino Pratissoli (sotto questo pseudonimo si cela, chissà perché, il notaio Prospero Bisi, amico e stretto collaboratore dello Scaruffi) ci lascia il resoconto di una visita fatta a Gasparo il 24 Giugno 1584. “[…] Ne pigliò per mano e ne condusse nel suo adornato studio, ove vedessimo varii, e diversi stromenti, che si adoperano per le cose che nel maneggio dell’oro e dell’argento occorrono, come boccie di varie sorti, lunghe storte, rotonde ed anche in altra guisa fatte; e certi lambicchi, alcuni dritti, e altri molto storti; e alcuni variati fornelletti, crogiuoli ed altri simili cose e in particolari fatto di noce la cui tavola era di negrissimo “paragone”[…] nominato paggiuolo. […] Vi stava un architrave fondata sopra quattro artificiose colonnette […] dal cui mezzo un paio di giustissime bilanciette; […] le quali toccando un piccuolo bottone d’argento […] con un moto nascosto molto leggiadramente si levavano; il quale moto resta poi d’immobile…e certe radici di corallo e vasetti pur d’argento e altre simili cosette, che agli occhi nostri rendeano molta vaghezza” in questo stesso studiolo “venne da noi alzata una seta di color verde, sotto la quale vi era un naturalissimo ritratto dell’autore (Scaruffi) con tutto il petto, di detto marmo di Carrara; opera ancor esso di Clementi”.