VALLY VALLI. AMORE, ARTE E ORTO. Esempi di sartoria classica e non.
in collaborazione con Lions club La Guglia – Matilde di Canossa
dal 13 Febbraio al 6 Marzo
Inaugurazione sabato 13 Febbraio, ore 17.30
Si organizzano, su prenotazione, visite guidate per gruppi e classi a cura dell’artista Vally Valli.
Per info e prenotazioni: + 39 328 7179730
+ 39 0522 620980
Da subito l’amore per il tessuto, a dieci anni a scuola di ricamo dalle suore, a tredici il duro apprendistato presso una sarta di Rubiera. Poi la scuola di taglio e finalmente, a sedici anni, la conquista degli strumenti del mestiere che possono renderla autonoma.
“Primissimi anni 60 – ricorda Vally – tutto molto facile: esordivo facendo tesoro di alcune regole ma desiderosa di cambiare tante cose che mi avevano imposto, per migliorare a modo mio il lavoro che tanto mi apparteneva.”
L’esperienza presso la sartoria di alta moda “Stella Maris” di Modena la porta ad approfondire la conoscenza dei diversi tessuti e a capire l’importanza della scelta del medesimo rispetto al modello dell’abito, idee con cui riesce pian piano a conquistare la sua clientela. “Questa “vittoria” – scrive – mi porta a desiderare per la mia clientela e per me accessori adeguati e in perfetta sintonia con ciò che creo, quindi mi avvicino ad altri materiali per esempio pelle per accessori e abbigliamento, studiando nuove tecniche, anche su di essa i risultati sono più che soddisfacenti. Le richieste sono tante, le accettazioni selezionate.”
Esigente, perfezionista, esegue e segue ogni creazione personalmente, dal disegno alla stiratura. Agli inizi degli anni Ottanta la committenza di due importanti clienti, che vivevano tra Bologna e Milano, le offre la possibilità di creare abiti importanti con cui, stimolata da richieste molto particolari, arriva a sperimentare soluzioni ardite e innovative.
“In tutto questo “circo” di esperienze – continua l’autrice – un giorno è successo qualcosa che forse non so ben spiegare: senza disegno, senza progetto, prendo in mezzo a tanti un taglio di lino irlandese e di un bel punto di grigio chiaro e un altro grigio ferro e comincio a tirare i fili come avrebbe fatto mia nonna per un ricamo, io invece per tagliare il tessuto perfettamente senza neanche preoccuparmi della lunghezza, rispettando appieno l’altezza del lino. Credo che in quel momento (mi ricordo decisa, chinata col tessuto a terra) io inconsapevolmente e qualcun altro perfettamente consapevole, abbia voluto consacrarmi all’arte. Sta di fatto che l’opera si è materializzata via via come se tutto fosse scontato (sapere senza conoscere) dandomi durante la lavorazione grande emozione: il lavoro ultimato si è rivelato l’esaltazione del lino in chiave moderna.”
Da questo momento viene ulteriormente arricchito il suo modo di sezionare il tessuto geometricamente per poi ricomporlo in omaggio alla policromia e alla consistenza che serve alla forma e all’estetica e le consente – scrive “a livello tattile, “manovrando” nel taglio le cuciture, di trasformarlo, di usarlo, di plasmarlo al meglio per quella “macchina” stupenda che è il corpo umano.”
“Alla metà degli anni 90 – continua – la sartoria era decisamente in crisi; ero sempre più artista e sempre meno sarta. Ovvero prima ero una sarta artista e la clientela non mancava; ora ero un’artista sarta quasi senza lavoro.”
Accetta la proposta di Raffaella Lupi, un’amica romana: esporre alla Galleria Sinopia di Roma, città da lei molto amata e frequentata grazie al lavoro del marito.
“Prima di accettare la proposta ho impiegato tre anni, una volta però presa la decisione sono stata irremovibile nel volere qualcosa di eccezionale. Sono stati tre mesi di lavoro indefesso: in collaborazione con mio marito abbiamo realizzato con legno e materiale di recupero 23 manichini alti 2 metri, lasciandoci guidare e stimolare dall’esempio dell’opera scultorea di Picasso. A ogni manichino si dava una identità ben precisa e veniva fatto su misura per l’abito al quale era destinato. Ogni volta che la scultura era terminata io la dipingevo. Dopo tre mesi, il mio “esercito” era pronto. Mi era piaciuto enormemente avvicinarmi alla materia legno.
La mostra piacque molto, alcune persone vennero più volte a visitarla, il “matrimonio” tra Picasso ed i miei abiti incontrava il consenso di tutti; per la verità ero consapevole di avere molto osato ad avvicinarmi a lui, ma in fondo avevo lavorato solo per la cultura, e credo di avere fatto così un piccolissimo omaggio al Grande Maestro.”
Questa sua svolta creativa non fu senza conseguenze per la sua attività professionale.
“Per quello che riguardava la mia sartoria era tutto cambiato, ero sempre più orientata verso il pezzo unico, l’opera che non segue la moda ma che esiste perché io lo voglio. Tutto questo lasciava le poche clienti rimaste dapprima perplesse e poi sicure di dover prendere altre strade.”
Ma la scelta – fortemente assecondata e sostenuta dal marito Paolo Nobili, mancato nel 1999 – è ormai decisiva, il suo percorso è avviato verso una creatività sempre più libera e autonoma.
La mostra è promossa dal Lions Club La Guglia – Matilde di Canossa, da sempre impegnato nella collaborazione con le istituzioni del territorio nel comune intento di valorizzare l’arte e la cultura della città in tutte le sue espressioni.
Si ringraziano per la collaborazione i fotografi Maurizio Righi e Teresa Mancini, l’architetto Francesca Nasi, Giovanna Giovini, Vaccari Zincografica e le Clienti che hanno gentilmente prestato dal 1996 ad oggi i loro abiti per le mostre (Solisca Pederzoli, Franca e Anna Degoli, Loreta Prenc, Augusta Barozzi, Lorena Galloni, Enrica Ergellini, Federica Boselli, Donata Venturini, Anna Iori)
Photo by Teresa Mancini
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L’iniziativa è ad ingresso gratuito e senza obbligo di prenotazione
Info:
0522 456816 Palazzo dei Musei, via Spallanzani, 1
Durante gli orari di apertura della sede.
musei@comune.re.it