LA LINEA CONTINUA
DAL VERO
Nell’ambito dei disegni di paesaggio si propongono alcuni accostamenti che consentono di seguire i diversi approcci al tema della rappresentazione della natura. Alla grafia chiara, sicura e netta, senza incertezze né ripassature del foglio di Carlo Antonio Tavella, eseguito a Genova nel 1701, viene accostata una veduta di Prospero Minghetti (1786-1853), a evidenziare la persistenza del modello di organizzazione della composizione del paesaggio, mentre una sua puntuale descrizione di un dirupo roccioso ritrova un precedente nell’analogo soggetto dell’emiliano Pietro Giovanni Palmieri, attivo nel XVIII secolo, anch’esso caratterizzato dalla volontà di rappresentare il vero nella precisione dei suoi particolari e nell’attenzione alla resa degli effetti di luce.
La diversa rappresentazione del tipico motivo dell’albero si declina in diverse interpretazioni. Al secentesco foglio di Cantagallina, “celebre in disegnar paesi a penna”, caratterizzato da una grafia insistita a tratti ricurvi e dall’uso dell’inchiostro con diversa intensità a evocare il digradare del piano di osservazione, fanno da contrappunto le più minute descrizioni dei fogli della cerchia di Palmieri, l’emozionale interpretazione, di gusto teatrale, di Francesco Fontanesi (1751-1795) e la rappresentazione tratta dall’album di Giovanni Fontanesi (1813-1875), a metà Ottocento in bilico tra la ripresa puntuale del vero e un’attenzione ancora romantica all’uso della luce. L’accostamento tra le seicentesche vedute marine di Baccio Del Bianco, caratterizzate da un accentuato realismo e profonda nitidezza visiva, e la pagina dell’album di Domenico Pellizzi (1818-1875), asciutta e quasi tecnica descrizione di un gruppo di velieri, contrasta con la rappresentazione tutta d’invenzione del foglio di Romolo Liverani (1809-1872), in cui la scansione del segno si impegna nella ricerca di contenere l’esuberanza emotiva del colore. Il motivo della veduta di città è rappresentata con fogli del XX secolo in cui diversi artisti, da Giovanni Costetti a Graziano Pompili, si esprimono in un progressivo sforzo di sintesi, che dall’esigenza di rappresentazione approda a una più concettuale ripresa del motivo urbano.
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