La bella pescatrice

Quando nell’animo popolare cova il malcontento basta, a volte, una piccola scintilla per far scoppiare un incendio. I reggiani avevano maturato nel tempo un sordo rancore nei confronti del Duca di Modena. Le notizie che giungevano dalla Francia rivoluzionaria trasformarono questo rancore in spirito di ribellione e la ribellione trova sempre una causa che la fa esplodere.
La stagione teatrale del 1791 era stata affidata all’impresario bolognese Ghedini. A Reggio si mormorava che questo Ghedini fungesse da “testa di legno” della “mantenuta” del Duca, Chiara Marini. Correva voce, inoltre, che per giustificare i pochi denari investiti il Ghedini avesse dichiarato “ai reggiani basta un’opera da burattini”. Questo non poteva essere sopportato.
Il 30 aprile, la sera della prima, il pubblico con schiamazzi, urla, impedì che l’opera La bella Pescatrice avesse termine. Ancora peggio andò il successivo 1 maggio, quando addirittura si impedì l’apertura del teatro. Il Duca reagì spedendo i suoi Dragoni. Chi ci rimise fu Antonio Fabbri, colonnello comandante la piazza. Questi mentre si recava alla caserma di San Marco (attuale questura) per accogliere i nuovi rinforzi, venne accoltellato in vicolo della Pulce (attuale via Navona). Una cronaca riporta l’accaduto con la lapidaria frase “Fabbri prese una tal coltellata che dovette morire”. Reggio fu messa in stato d’assedio e lentamente tornò la calma. Secondo Andrea Balletti è questo il lontano inizio della Rivoluzione Reggiana che scoppiò nell’estate del 1796. (A. M.)
DOVE: Museo del Tricolore