170 – Alle 5 della sera. Da un cespo di insalata alla repubblica reggiana

Nell’estate del 1796 Reggio era in tumulto. Il 7 Maggio il duca Ercole III era fuggito a Venezia con la cassa di Stato. A Reggio prevalevano i Giacobini o Patrioti, e i delegati di Napoleone erano in strettissimi rapporti con loro mentre il governatore della città, Conte Fici, alternava minacciose prove di forza a meschini silenzi. Il suo comportamento veniva dettato dagli esiti alterni della guerra Austro-Francese. Il 20 Agosto 1796, alle 5 del pomeriggio, in piazza grande, per il prezzo di un cespo d’insalata, scoppia un alterco tra un granatiere ducale ed un’ortolana. Un barbiere, tale Serpini, interviene in difesa della donna. Il granatiere sguaina la spada e mette in fuga il barbiere. Un giovane studente, Ferdinando Ruffini, cerca di difendere il barbiere. Il granatiere percuote il giovane. “Brandendo un scranna”, da un negozio, erompe Carlo Ferrarini, futuro eroe di Montechiarugolo. Ferrarini costringe alla fuga il granatiere. Tutto finito? No.
I militari, tornati in forze, malmenano e arrestano Ferrarini. I reggiani, spronati dalla passionaria giacobina Rosa Manganelli, pongono l’assedio alla caserma ove è detenuto il patriota. Si aprono trattative. Il governatore Fici accetta di abbandonare la città con le sue truppe. Per evitare incidenti Ferrarini è tenuto in ostaggio e verrà liberato a San Maurizio. Il 22 le truppe escono da Reggio. Un corteo festante si reca a San Maurizio per riportare Ferrarini in città. A questo avvenimento, non alla battaglia di Montechiarugolo, sembra riferirsi “Il ritorno dell’eroe” ironico disegno a china esposto al Museo del Tricolore. Reggio è oramai libera. In piazza grande viene innalzato “L’albero della libertà” (prima un gelso “gobbo e mescino”, poi un altissimo pioppo). Il 26 Agosto il Senato di Reggio (28 conti, 2 marchesi, 6 cavalieri) dà vita alla Repubblica Reggiana. (A. M.)
DOVE: Museo del Tricolore