Le mutande di ferro di Ostenda

Nei primi anni 50 del Novecento si aprì una vertenza tra Anna Leontine Parmiggiani e il Comune di Reggio. La vedova Parmiggiani rivendica con insistente combattività e, possiamo dire, con una qualche ragione l’adeguamento del vitalizio concordato per la cessione della galleria. L’ammontare di quest’ultimo era stato infatti determinato nell’anteguerra. In questa vertenza Anna Leontine non si risparmia. Scrive ai giornali, tempesta le autorità, si rivolge con una petizione al Presidente della Repubblica. Nel quadro di queste manovre si inserisce un articolo, a firma di E.G., apparso il 21 Novembre 1953 sulla rivista Visto. Visto è un settimanale di “cronache ed attualità”, antesignano delle attuali riviste di gossip. In uno stile ridondante, esuberante e paradossale, che vuole forse rifarsi alla trasbordante prosa di Luigi Parmiggiani, si ricordano vita, morte e miracoli dell’anarchico fattosi antiquario. Il passaggio più esilarante è la descrizione dell’arrivo alla frontiera e il rientro in Italia.
«Allo scadere dei trent’anni eccolo alla frontiera di Modane. “Lei ha niente da dichiarare?” gli chiesero i doganieri e lui rispose, facendo titillare i ciondoli d’oro al panciotto: “ho da dichiarare un castello con dieci torri, mille alabarde, quattro colubrine, ottanta uomini d’arme con mutande di ferro di Ostenda, un cannone e dieci milioni di gioielli”. “Non scherzi, apra le valigie”. Il vecchio Luigi aveva già capelli e baffi bianchi, si mise a ridere: “macché valigie, ho un treno intero”. Fu un giorno difficile per i doganieri di Modane (…). A Reggio “eccomi qua, son tornato, ho deciso di regalarvi tutto. Dove metto il castello? E i cannoni? Dove posso depositare Leontine e le valigie? I mille quadri? Gli orologi del Trecento? E gli ottanta uomini d’arme con i mutandoni di ferro di Ostenda?”.
Il comune non resse a tale offensiva mediatica. Anna Leontine Parmiggiani ottenne l’adeguamento del vitalizio. (A. M.)
DOVE: Galleria Parmeggiani