L’uovo di Novellara

Nelle collezioni dei Musei Civici è conservato un uovo di struzzo. Non è questo il luogo in cui disquisire sul valore simbolico (origine della vita, perfezione, intangibilità) che l’uovo ha assunto nelle più variate tradizioni culturali, mitiche, religiose. Non è neppure il luogo per ripercorrere ed indagare la presenza dell’uovo di struzzo nelle Wunderkammer, nei Cabinets des merveilles, nelle collezioni di oggetti straordinari. Quello che ci interessa è cercare di interpretare il significato delle due scritte a inchiostro che spiccano sull’eburnea superficie del guscio.
La prima scritta, semicancellata, recita “Nato nella rocca di Novellara…l’anno 1672”. La seconda perfettamente leggibile “Regalo del cittadino Luca Raimondi adi 29 Pratile I anno 9 repubblica”. L’uovo dunque ha visto la luce in uno degli ultimi anni di governo del conte Alfonso II. E’ questo l’ultimo periodo di relativo splendore della contea di Novellara. Alfonso, principe del Sacro Romano Impero, riapre la zecca, arricchisce la pinacoteca e la biblioteca di famiglia. E’ del tutto plausibile che il conte abbia voluto anche ospitare, nella sua rocca, animali esotici (era gusto del tempo) quali gli struzzi. L’uovo sopravvive alla contea. La sua relativa rarità fa si che venga gelosamente conservato per più di un secolo.
Cambiano i tempi, nuove idea arrivano dalla Francia, cambia la forma di governo e l’approccio alla cosa pubblica. Il 18 Giugno 1801 (a questa data corrisponde il 29 Pratile dell’anno 9) l’uovo viene donato alla municipalità reggiana che lo aggrega alla neo acquisita (28 Febbraio 1799) collezione Spallanzani.
L’oggetto esotico, che suscita meraviglia, della collezione Gonzaghesca si tramuta in reperto scientifico, che deve essere studiato, della collezione pubblica. (A. M.)
DOVE: For Inspiration Only, Diorama B