Il divin “crescendo”

Henri Beyle, che tutti conosciamo con lo pseudonimo di Stendhal, visitò Reggio in tre anni diversi nel 1800, nel 1816 e nel 1820. Stendhal ebbe quindi l’occasione di conoscere la nostra città nel pieno del fulgore napoleonico e nel primo grigio periodo della Restaurazione. Da queste visite trasse una spiccata simpatia per i reggiani suoi contemporanei: di loro ammirò innanzitutto la calda passione politica e l’altrettanto calda passione per il teatro in tutte le sue espressioni.
Gli avvenimenti rivoluzionari del 1875 che portarono Reggio, prima in Italia, a proclamarsi Repubblica, sono per lui il massimo esempio dei progressi fatti dal popolo italiano nel cammino verso la libertà. A Stendhal era molto piaciuto che i reggiani, anziché perdersi in fumose disquisizioni filosofiche, fossero entrati in azione passando dalle parole ai fatti. Reggio, è una sua citazione, “E’ per lo spirito patriottico ciò che l’Alsazia è in Francia. La vivacità ed il coraggio dei suoi abitanti sono ovunque celebri”. Secondo Stendhal, il comune cittadino reggiano, che serve lo Stato militando nelle armate napoleoniche, ed l’intellettuale e raffinato politico Conte Giovanni Paradisi, che partecipa alle decisioni di governo, sono i due simboli viventi del cambiamento civile del Paese.
Non è solo la politica a riscaldare il cuore dei nostri concittadini, anche l’ “Opera” svolge questa funzione. Quando, nel mese di maggio, ha luogo la fiera della “Giareda”, la città si riempie di gente e tutto ruota attorno al teatro. La rappresentazione operistica è un evento assoluto “tutte le passioni, tutte le incertezze, tutta la vita di una intera popolazione è concentrato nella sala”. Stendhal ebbe l’occasione di assistere, nel 1820, alle prove nel Teatro di Cittadella della “Cenerentola”. A distanza di anni è ancora vivo l’apprezzamento per l’orchestra capace di eseguire “divinamente un crescendo di Rossini, cosa ancora impossibile a Parigi”. Da questa ammirazione per la nostra città nasce l’invito “a visitar Reggio in tempo di fiera”. Trascurano Parma “città bella ma piatta” e soprattutto Modena “capitale del gesuitismo”.