Alessandro Degl’Antoni, voce e autore del gruppo Le Piccole Morti, originario di Pavullo nel Frignano dove vive e lavora, approda ai Musei Civici di Reggio Emilia perché tra gli artisti coinvolti nel progetto “Di cosa hai paura? Con-tatto di parole, immagini, suoni” (*), per il quale ha realizzato insieme al suo gruppo la sonorizzazione dell’opera di Alice Padovani Eclissi. Tre movimenti al nero che inaugurerà il 14 maggio al Palazzo dei Musei, in occasione della Notte Europea dei Musei 2022. Gli abbiamo rivolto quindi qualche domanda per conoscerlo più da vicino.
Di cosa ti occupi ora e quali sono stati il tuo percorso formativo e l’origine del progetto musicale di cui fai parte?
“All’interno de Le Piccole Morti mi occupo dell’aspetto vocale e della scrittura dei testi. In generale quello che faccio è dare una linea artistica, una traccia coerente che poi riempiamo tutti quanti in egual misura.
La mia formazione nello specifico consiste in una laurea in D.A.M.S. arti visive, sei anni di canto e un’esperienza molto bella al CET di Giulio Mogol. Ciò che però mi ha fatto crescere di più è l’aver accumulato una discreta esperienza di palco, un luogo emozionante dove unire dimensione pubblica, performance e intimità.
La mia attività fondamentale, che è durata circa otto anni, è stata mettere insieme mano a mano le persone giuste per portare avanti il progetto nel modo migliore: Alex Cavani, Federico Caroli, Francesco Ferrari e Lorenzo Petrucci.
Loro sono il risultato di un grande lavoro e di una grande attesa, ma, ora che ci siamo, io credo che potremo fare cose bellissime.
Nel tempo, come nella vita in generale, le cose cambiano in funzione di un nostro cambiamento. Infatti assieme alla coerenza abbiamo sviluppato percorsi paralleli all’idea originaria della band rock: ora ci stiamo impegnando anche in un percorso orientato al mondo del cinema e della sonorizzazione nell’ambito dell’arte contemporanea.
Insomma Le Piccole Morti come lente attraverso cui osservare più aspetti possibili della musica e dell’arte. Anche perché le anime sono molto diverse; abbiamo Francesco che è pianista jazz professionista e producer, Lorenzo anche lui studia jazz al Conservatorio di Firenze, Alex invece forte di una rara mole di ascolti porta nelle composizioni quella freschezza polivalente che rende spesso le cose più interessanti di quanto sarebbero. Federico, invece, è il mio compagno d’armi dall’inizio del progetto e come me si è formato suonando tanto con tante band, ma soprattutto con noi.”
Quali sono state le tue esperienze più significative dal punto di vista lavorativo e quali in rapporto al museo, cioè al museo come fonte di ispirazione?
“Prima della pandemia siamo sempre stati una band dedita al rock alternativo con spunti jazz, elettronici e ambient. Pochi mesi dopo l’uscita del nostro primo disco Vol.1 (che vedeva già la collaborazione con Nicola Manzan) sappiamo tutti cos’è successo e da quel momento di sconforto è nata l’esigenza di essere anche altro: produrre una musica sempre nostra, ma diversa dal pensiero di base che guidava precedentemente Le Piccole Morti. Ci siamo slegati dalle nostre stesse regole sviluppando aspetti che, anche se già esistenti, erano meno centrali. Il nostro nuovo album Afterdark è il risultato di questa riflessione e degli esperimenti che abbiamo compiuto nell’ottica di espandere la nostra esperienza di band.
Questo, assieme al sodalizio con Alice Padovani e al mio amore per le arti visive, ha portato Le Piccole Morti a sperimentarsi nell’ambito dell’arte contemporanea e quindi di quella che potremmo chiamare “musica da museo”.
Portare la musica nei luoghi denotati dal silenzio è sempre una sfida, bisogna essere discreti e originali perché si viene ascoltati in un contesto molto diverso da quello a cui si è abituati in quanto band rock.
Trovo che lo spazio museale sia portatore di un sentimento misto legato tanto al sacro quanto all’aspetto scientifico: il museo raccoglie un reale passato, una sfilata di appartenenze perdute, di piccole morti. Trovo molta attinenza tra il concetto che sta dietro alla band e lo spazio museale; in qualche modo ognuno è il museo di se stesso, ognuno ha dentro di sé luoghi silenziosi fatti di bellezza e dolore. Tutto è raccolto in modo apparentemente incoerente in una struttura unica che differisce da noi per vitalità e dimensioni, ma non per il contenuto costituito da mostri, pietre, deformità, pezzi irrecuperabili e componenti che nostro malgrado non abbiamo mai avuto.
In quanto ad esperienze significative credo che questa ai Musei di Reggio Emilia ad ora abbia il primato, poiché è la prima volta che, come band, costruiamo da zero una sonorizzazione vera e propria.”
Quali progetti hai per il futuro?
“Il futuro prevede un’estate fortunatamente foriera di eventi e concerti legati all’uscita di Afterdark e non solo, inoltre sono già in lavorazione due ulteriori album: uno di canzoni in senso stretto, più vicino al percorso iniziato con Vol. 1, e l’altro maggiormente sperimentale e legato invece all’esperienza di Afterdark.”
Le Piccole Morti
(*) Di cosa hai paura? Con-tatto di parole, immagini, suoni è un progetto di Comune di Reggio Emilia / Musei Civici di Reggio Emilia | Fondazione Mondinsieme | Abreer-Associazione dei Burkinabè di Reggio Emilia | Coro Interculturale di Reggio Emilia APS | AGE–Associazione Giovani Europei | Associazione dei volontari ucraini in Italia – АВУІ | Associazione Maliana Badegna | Diaspora Ivoirienne d’Emilia-Romagna | Museo Gemma – Unimore | Casa delle Culture di Modena | Accademia Valdarnese del Poggio | Associazione TEFA Colombia ODV di Modena | Silvia Rossi.